Sacralità del tempo

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Sacralità del tempo

gregge

 

Il tempo è una dimensione solo umano-terrestre. Il mondo spirituale vive in un eterno presente. Le Gerarchie ci hanno donato il tempo perché possiamo evolvere in una lenta trasformazione da creature dipendenti a creatori indipendenti. Un lunghissimo tragitto che non si svolge in linea retta, con un continuo pro­cedere, conquistare, migliorare. Dopo periodi di grande illuminazione seguono periodi di buio e retrocessione. C’è un’epoca di risveglio negli individui, di innovazione nell’arte, di creatività in ogni sua forma, cui segue un’epo­ca in cui ci si uniforma al pensiero comune, come il gregge che segue pedissequamente il montone che lo guida. Ma la spinta in avanti è inesorabile, e ogni volta che si cade, si deve tornare ad avanzare.

 

La percezione del tempo è del tutto personale e varia a seconda delle situazioni: l’attesa di un evento per noi importante e positivo diventa inesorabilmente lunga, mentre la consegna di un lavoro con un termine di scadenza rende il tempo incredibilmente veloce a passare. Ricordiamo tutti, nella nostra infanzia, quanto ci sembrava infinito il tempo che mancava al raggiungimento della maggiore età, l’età del­l’agognata indipendenza. E chi di noi è arrivato a un’età avanzata, sente bene quanto corrano le settimane e i mesi ben sapendo quanto poco manchi al passaggio di dimensione!

 

Il tempo della nostra vita è limitato, va utilizzato ogni momento, senza sprecarlo, senza rimandare a un ipotetico domani quello che è necessario fare oggi. Ma neanche troppo si deve fare, riempiendo le nostre giornate di impegni che ci rendono dei forzati non solo del lavoro e delle necessità ma persino del divertimento.

 

Nei secoli, anzi possiamo dire nei millenni, l’uomo ha avuto accesso a una tecnologia eccezionale, come ci spiega Rudolf Steiner nella lettura della Cronaca dell’Akasha. Egli ci racconta che su Atlantide gli uomini, utilizzando l’energia eterica che presiede alla crescita delle piante, disponevano di macchine volanti che permettevano di spostarsi da un luogo all’altro ad altezza di volo d’uccello.

 

Negli scavi in cui vengono recuperati reperti di antiche civiltà, si trovano dinamo, pile elettriche, manufatti considerati mirabolanti per l’epoca. Le stesse piramidi si ipotizza che possano essere state dispensatrici di libera energia secondo il sistema poi ritrovato da Tesla.

 

Gaza

Gaza

 

Il raggiungimento di tecniche sofisticate per aiutare il lavoro manuale e rendere l’uomo libero dalla fatica fisica è sempre stato propiziato dal mondo spirituale, per constatare come l’uomo avrebbe utilizzato quel tempo, che veniva e viene tuttora donato perché ci sia la possibilità di volgersi allo Spirito, all’arte, alla formazione interiore. Se però questo tempo viene invece impiegato per sviluppare vizi, godimenti fisici, depravazioni e deviazioni da ogni ordine morale, l’uomo stesso procura l’annientamento della civiltà, facendole prendere una deriva errata e causandone la devastazione con guerre catastrofiche. Ad esse si aggiunge l’azione della Terra, che è un’entità vivente e reagisce con som­movimenti tellurici, terremoti e maremoti, portando l’uomo a dover ricominciare, persino dimenticando ciò che aveva in precedenza conquistato. Questo è accaduto innumerevoli volte in passato, e se esaminiamo con acuto spirito di osservazione quanto stiamo vivendo oggi, possiamo dedurne che stiamo preparando un nuovo cataclisma.

 

Come evitarlo? Come riuscire a non ripetere gli errori che nei secoli e nei millenni l’uomo ha sempre fatto? Come seguire i saggi consigli degli Iniziati che sono venuti fra noi per aiutarci a comprendere in quali errori continuiamo a ricadere?

 

Con la consacrazione del tempo. Il nostro tempo deve diventare sacro. Non deve essere sciupato e vilipeso utilizzandolo per coltivare le nostre pigrizie, i nostri puntigli, i nostri furori iracondi o le semplici schermaglie con quelli che non la pensano come noi, i vuoti dibattiti, gli sterili passatempi che spesso celano viziosità di ogni genere, le serate in birreria o nei pub, nelle discoteche, uscendone come larve, che il giorno successivo necessitano di sostanze dopanti per reggere il lavoro quotidiano o per sostenere la capacità di apprendimento per chi studia.

 

Il Maestro Zen e il bastone

 

Questo come iniziativa personale. Quanto al karma generale della civiltà, dobbiamo comprendere che quanto capiterà sarà permesso dal Divino perché è forse l’unico modo per risvegliare una umanità ancora troppo dormiente. Questa è l’epoca dell’anima cosciente, che deve venir rea­lizzata. Può essere ottenuta con l’impegno personale del singolo, ma devono essere tanti singoli a lavorare seriamente. Se però la moltitudine non reagisce e resta dormiente, allora si passa al sistema dell’antico Maestro Zen di cui parlava spesso Massimo Scaligero. Narrava che quando il discepolo non riusciva a svolgere una vera meditazione, distraendosi e non concentrandosi a sufficienza, passato il tempo necessario, protratto troppo a lungo senza un reale risveglio, il Maestro gli dava una solenne bastonata sulla testa. Ed ecco, arrivava l’Illuminazione!

 

Scrive Massimo in Segreti dello spazio e del tempo: «Un giorno l’uomo avrà come sintesi o densità di tempo, ciò che ogni volta svincola in attimi di luce dalle oscurità del dolore, o per virtú di conoscenza, lungo il tempo diveniente. Nessun attimo illuminante è perduto: ogni volta esso va a far parte di una forma sovrasensibile, che non potrebbe essere compiuta struttura se l’uomo non lavorasse ad essa lungo il tempo, che compartisce il compito di lui in anni, mesi, giorni, ore, istanti. È il senso ultimo del tempo misurabile, o tempo che non c’è mai».

 

Lunga strada

 

Per questo dobbiamo consacrare il tempo. Per rendere i nostri attimi, ore, giorni, mesi, anni degni di essere vissuti, edificando, attraverso quei momenti di luce, il nostro corpo futuro, il corpo di luce, o corpo di diamante, che è il raggiungimento cui aspiriamo sin dalle origini. Riconquisteremo allora la forma con la quale siamo stati creati, quella del­l’Adam Kadmon, che nel tempo abbiamo perduto per calarci nella materialità, e avviare cosí la nostra libera e volontaria risalita verso la figura edenica perduta con la cacciata dal Paradiso terrestre.

 

Lunga è la strada, è vero, ma il Signore non aspetta da noi risultati immediati, ci dà il tempo che ci è necessario per percorrere quel tragitto, in fondo al quale Lui è lí, ad attenderci.

 

 

Marina Sagramora