In God we trust

Attualità

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Premessa

 

centrale nucleare

 

Nel 2010 Sergey Ulasen della società di sicurezza informatica bielorussa VirusBlockAda, consulente per la cybersecurity, scoprí su infrastrutture tecnologiche ope­ranti in Iran un nuovo virus che fu chiamato “Stuxnet”, il quale colpiva impianti industriali di tipo SCADA (Supervisory Control And Data Acquisition) basati sul protocollo PLC. Diversi esperti di cybersecurity analizzarono e scoprirono che era stato progettato per attaccare segretamente la centrale nucleare iraniana di Natanz, ed in particolare il sistema delle centrifughe per l’arricchimento dell’uranio, facendole lavorare sotto soglia operativa, ritardandone cosí il processo di arricchimento, fondamentale per la preparazione di ordigni nucleari. La natura del virus era tale infatti da poter controllare e manipolare le apparecchiature industriali senza essere rilevato. L’ipotesi piú accreditata, confermata da fonti autorevoli, fu che Stuxnet, era stato sviluppato da una collaborazione tra l’NSA americana e la Unit 8200 israeliana, raggiungendo con successo gli obiettivi prefissati.

 

 

Attualità oggi

 

Confini Russia-Ukraina

 

Consolidata almeno per ora la situazione europea di conflitto tra Russia e Ucraina ad una guerra di trincea sulla nuova linea di confine delineatasi, dalle cronache ufficiali deduciamo che ciò che sta accadendo in Medio Oriente risulta essere una vera escalation militare di portata globale supportata dai nuovi scenari geopolitici legati ad Israele, ai territori palestinesi e al gruppo Hamas. Gli interessi americani in quell’area consolidatisi attraverso lo Stato di Israele in primis, la presenza americana in Arabia Saudita, la Guerra del Golfo e la Guerra al Terrorismo di Al Qaeda e Isis poi, quest’ultima sorprendentemente ridimensionata dall’intervento di Putin in Siria con il suo poderoso dispiegamento di truppe ed armi a difesa di Bashar al-Assad, questi interessi sono oramai sotto minaccia sia da parte dei russi sia dall’Iran e suoi stati satelliti come lo Yemen. I vertici militari della Repubblica Islamica dell’Iran hanno infatti rivendicato attacchi missilistici nel periodo successivo al 15 gennaio 2024, per la prima volta con proiettili di lunga gittata, compiuti nel Kurdistan iracheno, nella Siria nord-occidentale e nord-orientale, e nel Pakistan nord-orientale. Alcune basi americane della Siria e dell’Iraq sono state dunque colpite provocando numerosi feriti. Stiamo parlando dello stesso Iran che sta fornendo da alcuni mesi armi ed appoggio ai combattenti Houti dello Yemen, i quali compiono attacchi con droni alle navi occidentali in transito da e verso il Mar Rosso. Questa escalation militare su piú fronti potrebbe essere sostenuta dall’ipotesi al quanto realistica che pur avendo l’Iran dichiarato la riduzione (A che punto è davvero il programma nucleare in Iran? |Euronews) del processo di arricchimento dell’uranio in realtà già disporrebbe di un proprio arsenale bellico di armi nucleari.

 

Bisogna inoltre essere coscienti del fatto che esiste un patto per interventi militari stipulato tra Iran, forze di Hamas, Hezbollah libanesi e Houti yemeniti contro Israele, gli Stati Uniti e l’Occidente, forze di opposizione che ormai concertano apertamente i loro attacchi, avendo presumibilmente maturato certezza che l’Iran ha raggiunto l’obiettivo strategico di essere potenza nucleare. Inoltre dal punto di vista economico, guardando ai vicini paesi del golfo, l’Arabia Saudita con basi USA sul proprio territorio che si estende dal

 

Cartina medio Oriente

 

Mar Rosso al Golfo Persico, attraverso l’azione “contro corrente” del principe Mohammed bin Salman risulta oramai essere il primo partner commerciale dei Paesi BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) che, ricordiamo, si prefiggono una multipolarità economica indipendente, contro una visione strettamente unipolare e globalista dell’attuale amministrazione USA e della BCE. L’Arabia Saudita è ora candidata a farne parte, come pure Iran e gli Emirati Arabi Uniti (EAU), ma se dal punto di vista strettamente economico la predominanza saudita è fuori discussione, dal punto di vista militare non lo è, almeno per ora. Le basi militari USA sono ancora operative sul territorio saudita, ma forse ancora per poco, visto che il principe ha già minacciato Biden di chiuderle. Inoltre il probabile ingresso del regno saudita nei BRICS è favorito non solo da una presa di coscienza anti-americana dei paesi del Golfo e dell’Africa, ma anche dalle crescenti relazioni economico-commerciali sempre piú forti con la Cina, come risulta dall’ultimo Arab-Chinese Business Forum, nonché dalla ripresa delle relazioni diplomatiche con l’Iran mediate proprio da Pechino.

 

Elezioni Stati Uniti 2024

 

Gli scenari geopolitici possibili per il futuro dell’area e dell’intero globo sono due, entrambi dipendenti dall’esito delle elezioni americane.

 

Il primo è quello che vedrà una linea dura americana e israeliana come prospettato da questa amministrazione Biden, e che potrebbe estendersi ad un sostituto di Biden che agirebbe con modalità analoghe, ovvero a favore delle élite americane Neocons, generando una pericolosa escalation dei conflitti in Medio Oriente, in Europa e per estensione in Africa e nel Mar meridionale cinese (Taiwan in primis).

 

Deve essere chiaro ai lettori che gli Stati Uniti dispongono di un arsenale ineguagliabile, di gran lunga superiore a quello di qualunque nemico russo e/o cinese che sia. Tale arsenale, oltre agli ordigni nucleari comprende armi tettoniche geofisiche (l’arma biblica di Gerico) in grado di radere al suolo interi agglomerato urbani, armi fotoniche ad energia diretta, laser aerei e satellitari, velivoli antigravità come il TR3 Black Manta pronti ad essere impiegati nei vari teatri di guerra. Tali armamenti sarebbero tuttavia del tutto inutili se vincolati ad un attacco preventivo di tipo nucleare, qualunque sia l’attore in grado di metterlo in atto per primo.

 

Moneta In God we trust

 

ll secondo scenario vedrebbe la rielezione, il 5 novembre, di un Presidente degli Stati Uniti che si orienti col cuore, con la mente e con lo Spirito al bene dell’umanità su linee di politica interna ed estera piú consone al riconoscimento della multipolarità economica ed etnica, aprendosi sorprendentemente ad una nuova visione dei mercati, che potrà risolvere per sempre l’annoso problema della povertà dei popoli anche in relazione ad un sistema monetario non basato sul debito. Un nuovo corso per l’umanità che fungerà da esempio per tutti i popoli della terra e che sia in grado di rispecchiare i veri princípi della costituzione americana. Non credo sia utopia ma volontà certa di menti eccelse, non piú vincolate alla brama e all’egoismo, che avranno fiducia in Dio. IN GOD WE TRUST.

 

 

Francesco Settimio