La posta dei lettori

Redazione

La posta dei lettori

letterinaLa mail che scrivo riguarda una questione sia storica che esoterica circa il rapporto tra due personalità: Rudolf Steiner ed Eliphas Levi. Mentre da una parte sarebbe facile pensare al Levi come ad un essere che non aveva compreso molto dello spirituale, dall’altro metto in evidenza un dettaglio che ho scoperto individualmente. Nelle lezioni esoteriche Vol. 1 pag. 196 si parla di «tre elementi importanti per lo sviluppo occulto» cioè «la lampada di Hermes a tripla fiamma, il mantello di Apollonio dal triplo lembo e il triplo bastone dei patriarchi, dei Maestri». Essendo conscio che la forma di quell’inse­gnamento era molto mirata al suo pubblico, tuttavia si tratta di parole autorevoli di un Maestro (meglio dei discepoli che si spera ricordino bene). Il testo, essendo avaro di notizie in merito a questi tre elementi mi ha spinto a cercare oltre. Ho trovato che nel testo Dogma e Rituale dell’Alta Magia del Levi (che non possiedo perciò mi riferisco a versioni web) si trova questa sentenza: «L’Iniziato è quegli che ha la lampada di Trismegisto, il mantello di Apollonio e il bastone dei Patriarchi …la lampada arde di una triplice fiamma, il mantello si ripiega tre volte e il bastone si divide in tre parti». È innegabile il collegamento e la mia mente ha subito pensato ad un contatto del Levi con gli insegnamenti di Steiner cosí che li abbia in qualche modo riutilizzati. Tuttavia ho controllato le biografie, Eliphas Levi 1810-1875 (il Dogma è del 1856) e Rudolf Steiner come sappiamo 1861-1925 (la lezione in questione è del 1907). Perciò Steiner è nato 5 anni dopo la stesura di quella frase del Levi e non può essere quest’ultimo ad averla mutuata dallo Steiner. Certo non posso pensare che Steiner insegnasse cose lette dal Levi e ripropinate. Ricordo un articolo del folgorante Giovi in cui diceva che Kremmerz sarà stato un mago grigio forse, ma almeno un mago vero! Si può parlare di reali conoscenze occulte per Crowley e Lavey? Direi piuttosto che si tratta di “schwarze magie”, mentre la personalità di Eliphas Levi era collegata ad autentiche forze spirituali. Non eseguirò quei rituali comunque. Sto lavorando con la Concentrazione e gli esercizi complementari, poi l’Ottuplice sentiero e gli impegnativi esercizi delle Lezioni. Il Pentagramma, la Croce, i 4 elementi, le meditazioni sui simboli alchemici, il Caduceo mi tengono già molto impegnato. Una parte di me però sempre sente il richiamo al potere magico, come se fossi sull’orlo di estrinsecare una grande potenza. Vivo questo come una tentazione.

 

Emanuele T.

 

Dobbiamo pensare che l’insegnamento occulto non viene da singole personalità, ma procede da millenni lungo la via della tradizione. Ogni Maestro ha avuto a sua volta un Maestro, il quale è stato anch’egli discepolo di un Maestro. Ognuno di essi riceve inoltre dirette ispirazioni dal Mondo spirituale, e queste non sono diverse l’una dall’altra che per situazioni ed epoche, volte come sono a condurre verso l’unica mèta che l’uomo deve raggiungere. Anche se le strade sembrano divergere, o distanziarsi l’una dall’altra, esse possono a volte sovrapporsi, o avere basi comuni. Gli antichi rituali possono essere compresi nei diversi periodi di sviluppo dell’uomo in maniera differente, ma la loro efficacia resta immutata ed è valida di là da colui che li compie, o li pone all’attenzione del discepolo. Anche se sappiamo che il Maestro del Nuovi Tempi è Rudolf Steiner, e che la sua Via è la piú adatta alla struttura fisica e animica dell’uomo di quest’epo­ca, non dobbiamo nulla togliere ad altre personalità che hanno impegnato le loro forze interiori nell’ap­prendere e nel tramandare i giusti insegnamenti. Nel caso però delle nominate personalità, si tratta proprio di “schwarze magie”, anche se possiamo constatare che ora di maghi neri, piccoli o grandi, ve ne sono ovunque. Sono fra le persone comuni, fra i politici, gli scienziati, gli insegnanti, i medici, gli artisti, persino fra i magistrati. Non vi sono piú blocchi etici o saggi criteri di condotta nei vari campi professionali, come nella ricerca scientifica, biologica, educativa, meteorologica ecc., o personale, nei rapporti umani, che suggeriscano il limite oltre il quale è pericoloso inoltrarsi. Il grande insegnamento “tre passi nella moralità e uno nella conoscenza” è del tutto ignorato. Questo porta l’umanità verso un karma tragico. Se ricordiamo quanto Rudolf Steiner ci narra riguardo alla fine di Atlantide, alle tempeste scatenate, agli accoppiamenti program­mati, alla negromanzia che tutto dirigeva e contaminava, sembra di ripercorrere attualmente gli stessi inevitabili eventi storici che portarono all’inabissamento di un intero continente. Nostro compito è lavorare al rafforzamento dell’Io, continuando con tenacia la disciplina interiore, fino a giungere alla possibilità di accedere alla vera magia, alla magia bianca, quella che non distrugge ma aiuta, sorregge, recupera, ristora, risana. Coloro che perseguono e acquisiscono conoscenze di magia, raggiungendo anche la piú alta magia, pur se partendo da tradizioni occulte apparentemente positive, finiscono inevitabilmente con il diventare maghi neri. C’è in loro la volontà di possedere conoscenze e segreti cui altri non sono in grado di accedere, e che verranno rivelate solo agli adepti che al loro personale carisma, alla loro potenza, si sottomettano. In realtà, solo lavorando allo sviluppo del proprio Io in maniera ascetica, cosí come attraverso la preghiera e la generosa donazione di sé, si arriva alla vera magia: la magia bianca, quella che permette il “miracolo”.


letterinaHo una domanda che mi viene posta da una giovane persona di Panama che studia Steiner e ha recentemente approcciato i libri di Massimo. Perché Massimo parla dell’esperienza del Graal in relazione alla coppia, mentre Steiner non parla della coppia per l’esperienza del Graal? Nel Parzival, Parsifal vede il Graal solo con l’aiuto di Feirefis, non può accedere da solo alla visione. Ma non parla della coppia uomo-donna per accedere al Graal.

 

Federico S.

 

Riguardo alle due personalità di Rudolf Steiner e Massimo Scaligero, dobbiamo comprendere che sono entrambe portatrici di nuovi germi di lavoro spirituale. Pur operando nella stessa direzione, ciascuno di loro ha sviluppato qualcosa di diverso. E anche noi, ognuno al proprio livello, abbiamo il compito di lavorare in autonomia, pur seguendo le indicazioni e i consigli dei Maestri. Chi però si arresta al “libro”, alla “legge”, a quanto è stato detto e a cui ci si deve attenere, non ha compreso il fondamento stesso della Scienza dello Spirito, che è la “Filosofia della Libertà”. In questa libertà, che è il dominio dell’“Io sono”, si svolge l’opera spirituale di entrambi i Maestri. Il tema che ha svolto Massimo, quello dell’Amore graalico, della “coppia superumana”, è stato solo sfiorato da Steiner. Egli, come “Maestro dei Nuovi Tempi”, ha esteso il suo insegnamento a tutti i campi nei quali l’uomo è tenuto a cimentarsi, ma data l’epoca, e il puritanesimo di stampo protestante delle persone che lo circondavano, non poteva approfondire il tema dell’amore di coppia. Al contrario Massimo Scaligero, che ha svolto il suo magistero in un’epoca di grandi stravolgimenti, come l’“amore libero”, la “liberazione della donna”, la conquista dell’“aborto di stato” e altri simili conseguimenti considerati liberatori, affronta con determinazione il tema che a piú riprese, e con insistenza, i suoi discepoli gli chiedevano, per avere una guida nel marasma della società in cui vivevano, e vivono tuttora. In uno dei Quaderni che abbiamo pubblicato sull’Archetipo anni fa, Scaligero scrive: «Il passaggio alla zona intatta e originaria, alla zona in cui il Logos è già vivente, è un’impresa fervida di liberazione da Lucifero per mezzo di quella parte dell’anima che può sviluppare il piú intenso amore, il piú alto amore, il sacro amore. Non v’è Iniziazione che non passi attraverso l’esperienza della restituzione del­l’originaria luce, per amore dell’essere amato, che è il portatore della luce non per sé, ma per l’altro. Il segreto è questo: che la luce androginica non può essere rivolta a se stessi, ma a un altro, che non può essere una casuale creatura incontrata, ma il vero essere che ci accompagna da prima del tempo. V’è una dimensione che va conosciuta e che è il massimo mistero dell’amore terreno quale germe della reintegrazione celeste». Ricordiamoci che la leggenda del Graal, con i suoi cavalieri che vanno alla ricerca (di cosa? solo di avventura?…), sottintendono sempre l’amore di coppia e la tentazione cui tutti, compreso il re Amfortas, soggiacciono nel giardino incantato di Klingsor, per mezzo della seducente Kundri. Ma dall’amore del puro Parsifal – che vince la tentazione e riconquista la “sacra lancia” che guarirà Amfortas – e la sposa Kondwiramur, nascerà Lohengrin. E tutta la sagra del Graal parla di Amor cortese, di amore ideale, di amore conquistato con gesta eroiche. E cosí i Fedeli d’Amore, come Dante, che dedica tutta la sua vita all’amore di Beatrice. E dunque, ogni Maestro dona i suoi insegnamenti a seconda di quanto è richiesto dalla sua epoca e dalle necessità della società in cui vive. Ma tutti, se lavorano per il sano sviluppo interiore dei discepoli, danno le giuste indicazioni affinché questo sia conseguito.