Hikikomori

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Hikikomori

 

Questa “cronaca” poetica è stata da noi pubblicata nel febbraio 2004. La riproponiamo oggi, perché ci appa­re profetica. in questo tempo di lockdown imposto con le restrizioni, ma che alcuni giovani si dice stiano sempre piú scegliendo, in maniera volontaria, come personale metodo di vita.

Non è mai stata facile la vita

per l’uomo. Sin dai tempi dei primordi

e lungo tutto l’arco della storia

ha lottato per tana e nutrimento,

contro giganti e fiere, per risolvere

gli enigmi della Sfinge, conquistare

il Vello d’Oro, uscire senza danni

dal Labirinto, e mentre era impegnato

in queste dure imprese da titano

subiva gli accidenti naturali:

fulmini, incendi, siccità e diluvi,

terremoti, locuste, pandemíe:

una guerra vessante e senza tregua.

E non bastando le difficoltà

derivanti dal cosmo e dal destino,

ci metteva del suo, tessendo intrighi,

architettando trame e sotterfugi,

giochi di corridoio e di salotto;

con maneggi cercava di ottenere

quello che gli negavano la sorte,

il talento o la forza dei bicipiti.

Un vivere comunque assai precario,

cui rimediava ricorrendo all’arte,

ai godimenti estetici, alla fede

se era credente, o alla filosofia

se agnostico e legato alla ragione.

Santi, maestri, taumaturghi e vati,

drammaturghi, pittori e musicisti,

pensatori, profeti e ierofanti

spingendo massi su per la diruta

e ripida pendice dello scibile

e delle conoscenze superiori,

hanno tentato di carpire il fuoco

divino che splendeva sulla cima

e farne luce per l’umanità

brancolante nel buio del prosaico.

Inutilmente, ché passati i secoli

variano modi e metodi, ma uguale

resta lo smarrimento degli umani

e il loro deragliare dal cammino

tracciato da un volere trascendente.

Anzi, per tanti versi piú letale

e subdolo risulta l’operare

del Male che raffina i suoi strumenti,

per cui sotto una scorza seducente

nasconde micidiali trabocchetti,

e lo scenario infiocchettato e lustro,

fiaba del comfort ipertecnologico,

è una terrificante roulette russa:

pallottole vaganti, candeggina

nell’acqua minerale, mucca pazza,

particolato, polveri e diossina,

piombo, fenoli, ceneri e atrazina,

elettrosmog, transgenico, mercurio

nei pesci, zolfo e radon in cantina,

il buco nell’ozono, il reattore

che spande morte atomica, le bombe

a grappolo, all’uranio impoverito,

l’amore spaventato dai fantasmi

del virus dell’immunodeficienza

acquisita, e il cielo che dovrebbe

consolarci con l’oro dei tramonti

e mille favolosi arcobaleni

ci irradia con vapori cancerogeni,

quando non ci colpisce coi frammenti

caduti da satelliti impazziti.

Quanto ai rapporti umani, se accettate

l’invito del vicino per un tè,

ignorando che è un killer sado-maso

con istinti antropofagi, rischiate

di finire tagliati a pezzettini

e cucinati in umido o in salmí.

Anticamente usava, per fuggire

le insidie del Maligno e i deleteri

pericoli del mondo, guadagnare

i romitaggi in grotte di montagna,

in remote regioni inaccessibili,

o nelle brulle vastità desertiche.

Ma nei deserti hanno ricavato

siti d’esperimenti nucleari,

piste per raid di fuoristrada e moto,

e le montagne e grotte sono invase

da scalatori, hiker e speleologi,

talmente numerosi da causare

frane, slavine e tragiche valanghe.

Capita quindi che di fronte a tale

torbida e riprovevole realtà

di fallimenti etici e sociali,

consci che gli sviluppi sostenibili

siano chimere, insieme alle dottrine

consacrate dall’uso, e inaffidabili

gli enti preposti a governare il mondo,

non essendovi ormai piú luogo in grado

di garantire pace e sicurezza,

sempre piú numerosi adolescenti

giapponesi si votano alla trappa,

rendendosi coatti motu proprio

nella loro tranquilla cameretta.

Anacoreti metropolitani,

rifiutano la scuola e la balera,

sola cultura i manga e i DVD,

niente amicizie, niente parentele

da frequentare, vitto certosino

che la madre è costretta a far passare

attraverso uno spazio fra le ante

come la ruota delle mantellate,

o lasciare alla base della porta

finché il recluso non si degni prenderlo

furtivamente, senza ringraziare.

Segregati per anni, alla domanda

di genitori e affini: «Come stai?»

rispondono inviando un messaggino

con foto digitale che rivela

la loro metamorfosi somatica.

Questa nuova tebaide ha già un vocabolo

che la contraddistingue: “hikikomori”,

e sta fissando un trend globalizzato,

un modello che presto imiteranno

i giovani di tutti i continenti.

I quali, contestando la presente

vorace civiltà contraddittoria

che fa strame di ogni sentimento,

letamaio di boschi, mari e fiumi,

riducendo a macchietta gli ideali,

invece di affrontare l’esistenza

battono in ritirata, praticando

la nuova casalinga desistenza.

 

Il cronista