L'Alchimia sonora

Etica

L'Alchimia sonora

L’arte di plasmare l’aria

 

01. Andrea Allione

Andrea Allione

 

Un ampio cambiamento della vita umana iniziò con la scoperta dell’energia elettrica. Noi dobbiamo renderci conto di quanto l’applicazione di questa forza abbia modificato il corso degli eventi della vita sulla terra. Per porre in evidenza questa rivoluzione in atto, iniziata pochi secoli or sono, prenderemo le mosse dalla musica, ovvero da una delle arti piú immateriali e lontane dalla materia solida. La musica grazie alla riproduzione del suono è cambiata diventando un’arte in grado di plasmare l’aria come il vasaio fa con l’argilla. Un giorno un valente chitarrista, Andrea Allione (1960-2013), in un momento di entusiasmo per il risultato ottenuto in sala di registrazione, mi accennò alla sua non florida situazione economica. In quel periodo aveva smesso di suonare nell’orchestra di Paolo Conte. Andrea per registrare una mia ballata, non era stato pagato da nessun discografico, e la sua esecuzione in stile di fado portoghese di Aghelmunt di Lavariano fu un dono che fece a me e a tutti noi. Ritengo che questo lavoro, registrato nei primi anni ‘90, su quattro tracce di chitarra acustica, sia la testimonianza massima del suo talento. In quell’occasione Andrea disse: «Cosa ci vuoi fare, noi musicisti vendiamo aria in movimento». Aveva ragione.

 

 

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Gli spiriti elementali dell’aria

 

Elementali

 

Ai nostri tempi possiamo specificare che l’esecuzione di un brano musicale è eseguito “dal vivo”. La precisazione è necessaria poiché possiamo controllare la spettrale testimonianza di una esecuzione del passato, in questo caso parliamo di registrazione musicale. A complicare le cose, visto che ormai è invalsa la pratica di amplificare quasi tutto, perfino nelle esecuzioni dirette (live) interviene la corrente elettrica. Dietro all’invadenza di questa energia nella musica, c’è un mistero che cercheremo di svelare. Non essendo veggenti, possiamo comunque comprendere, grazie a una lucida attività pensante, che dietro ai fenomeni naturali, esistono degli esseri viventi non sensibili ma pur sempre presenti: sono gli esseri elementali. Ebbene, nella musica siamo in relazione con gli spiriti elementali dell’aria. Chiamiamole pure Silfidi.

 

 

Il microfono cattura e imprigiona le silfidi

 

Il microfono

 

Immaginiamo la gioia del venticello fra le fronde nel bosco, immaginiamo la forza di un vento fischiante in una stretta gola di montagna, immaginiamo l’impeto del tuono e la rabbia di un serramento in legno sbatacchiante contro il muro, poi l’arco di un violoncello sulla corda nell’eseguire un brano di Johan Sebastian Bach, oppure il suono di un flauto suonato da uno sciamano, magari con uno strumento ricavato dalle ossa dei morti; imma­giniamo ora il tamburo di Shiva, e subito dopo, quasi per contrasto, il canto-preghiera delle mo­nache di clausura. Tutto rientra nell’ordine del­l’universo. Da quando esiste la musica riprodotta quest’ordine è stato scompaginato, violato! Le Silfidi sono state imprigionate e costrette alla vo­lontà fredda e meccanica della musica riprodotta. Quando l’essere umano entrava nella magia del canto, quando un artista suonava uno strumento, le Silfidi vivevano. Vivevano anche nel canto degli uccelli all’alba, vivevano perfino nell’ululato dei lupi alla luna. Gli elementali dell’aria non conoscono piú l’esistenza di prima, da quando i microfoni hanno iniziato a catturarli, spetta all’uomo operare la salvezza delle silfidi, onorarle, scaldarle, amarle.

 

 

Abituarsi all’idea dell’elettricità

 

Aborigeni

 

Il sentore che la musica riprodotta imprigioni qual-cosa c’è sempre stato. Dai racconti degli antropologi si sa che i selvaggi scappavano di fronte ai magnetofoni a filo o a bobina poiché reputavano che lo strumento fosse in grado di catturare la loro anima. Altre volte i primitivi risultavano affascinati, perfino ipnotizzati dalle riprodu­zioni sonore. Gli esseri umani meno civilizzati, privi del­l’autocoscienza dell’occidentale moderno, non hanno mai avuto modo di sperimentare spiritualmente l’idea di elet­tricità nella vita quotidiana. I primitivi isolati dal resto del mondo (ce ne sono ancora?) non disponevano della forza necessaria per sopportare l’esperienza sconvolgente del suono riprodotto. L’approccio con i magnetofoni che ripetevano le loro voci e i loro canti restava quindi di tipo magico. L’uomo primitivo, infatti, viveva la riproduzione del canto o della voce in modo spettrale, gli aborigeni o gli esseri non adusi alla tecnologia, messi per la prima volta al contatto con la registrazione di un evento sonoro o di un rito, venivano afferrati da una sorta di terrore o di sgomento o, per converso, di adorazione superstiziosa per quella stregoneria attuata dall’uomo bianco. Ciò significa che la con­sapevolezza, la coscienza, spiritualizza l’ascolto del fenomeno stesso se dietro c’è un pensiero evoluto. I pensieri sono assolutamente diffusi nel mondo, sono le forze dominanti delle cose. Se siamo nati in quest’epoca dovremmo avere la forza di imprimere nella sub-natura generata dalla corrente elettrica qualcosa di piú alto e spirituale.

 

 

Compiti futuri

 

Teseo

 

Una volta chiarita l’enorme portata di questo fenomeno invasivo dell’elettricità, possiamo constatare che da un certo punto di vista la nostra epoca è intossicata dalla musica ri­prodotta che è presente ovunque anche al supermercato, men­tre la terra è paradossalmente priva di musica generata diretta­mente dalle voci o dagli strumenti musicali. Strumenti che ri­cordiamo, come ci ricorda Rudolf Steiner, sono stati costruiti grazie ad una immaginazione spirituale. In realtà, tutta la vita musicale, al giorno d’oggi, sembrerebbe essere uccisa dall’elet­tricità, ma cosí non è, e lo vedremo in seguito. Gli antimoderni ovvero i selvaggi (e ce ne sono anche tra i cultori dell’antropo­sofia che fuggono inorriditi di fronte alla tecnica) ritengono che tutta la tecnologia sia un male assoluto. Invece, sempre di piú in futuro sarà richiesta la consapevolezza che anche la sub-natura possa essere sanificata (santificata) dal mondo naturale e spirituale, attraverso pensieri adeguati e, in certi casi, attraverso procedimenti di trasformazione “alchemica” della tecnologia. La Scienza dello Spirito ci indica che nelle prossime esistenze probabilmente quasi tutti i lettori del­l’Archetipo si incarneranno in un mondo pervaso da macchine raffinatissime. Quindi fin da ora non possiamo rifiutare il compito arduo che ci si prospetterà, poiché molte persone con profondi interessi spirituali saranno rispedite rapidamente sulla terra ad operare contro gli spiriti della tenebra nella tecnologia arimanizzata.

 

 

Gli spiriti del fuoco

 

Le macchine ed i macchinari non possono avere un’etica. Ciò che possiamo chiedere loro è la perfezione tecnica. Un buon pianista vuole un buon pianoforte, un produttore elettroacustico ha biso­gno di strumenti di qualità. Ogni riproduttore sonoro è schiavo fedele dell’essere umano: può copiare e riprodurre sia la peggiore feccia musicale, quanto un sublime brano d’arte come la Nona sinfonia di Beethoven. In questo senso un apparecchio non può avere iniziativa morale.

 

Spiriti del fuoco

 

Detto ciò, esaminiamo ciò che avviene all’interno di un microfono a condensatore: le onde sonore imprimono un movimento a delle la­melle. Per captare i segnali audio, il microfono a condensatore sfrutta la cosiddetta variazione capacitiva, ovvero la propensione a cogliere le alterazioni di pressione nell’aria (provocate da una voce o da uno strumento). Se la membrana è in oro è molto meglio. A questo punto cerchiamo di concepire il processo fisico in termini scientifico-spiri­tuali: le Silfidi dell’aria accarezzano le lamelle d’oro di un microfono molto pregiato, le vibrazioni vengono amplificate per mezzo dell’ener­gia elettrica (quella microfonica si chiama alimentazione Phantom) e quindi gli elementali dell’aria vengono immessi dentro un circuito amplificante del microfono costituito da una valvola sottovuoto.

 

Del sottovuoto parla Rudolf Steiner in modo esaustivo per indi­carci che esso viene riempito da esseri arimanici, ma nel vuoto della valvola a incandescenza avviene un sacrificio degli spiriti del fuoco, che umanizzano e scaldano il suono con il loro calore. Caratteristica degli esseri arimanici è generare potenza, e serve molta potenza per amplificare il tenue segnale microfonico. Gli spiriti del fuoco correggono in parte quel gelo, miglio­rano e umanizzano il suono. Stiamo entrando nel campo alchemico, poiché per ottenere un suono piú vivo, nitido, realistico e dettagliato, dobbiamo rivolgerci al calore dell’incandescenza e all’oro, metallo sacro. Gli scienziati chiamano questo processo effetto termoionico, nel passato si sarebbe detto che sono gli elementali del fuoco, ovvero le Salamandre ad agire. Noi dobbiamo renderci conto che siamo ai primordi per la comprensione dei rapporti tra elementali e tecnologia elettrica. In futuro ci sarà ancora tantissimo da scoprire, e da spiegare, forti anche delle conoscenze della fisica quantistica che sta avanzando. La fisica quantistica afferma che non può esserci un universo senza che la nostra mente lo penetri. La mente dà forma a quello che viene percepito.

 

 

Una fedele riproduzione elettrostatica e una elettrodinamica

 

Membrana elettrostatica

 

Ritorniamo alla musica riprodotta con l’elettricità. Il preamplificatore e il successivo amplificatore di potenza del segnale microfonico (meglio se valvolare cosí gli spiriti del fuoco agiscono una seconda volta) assorbono grandi quantitativi di energia elettrica soprattutto se non devono semplicemente muovere un magnete, come negli altoparlanti a cono elettrodinamico (vedi im­magine), ma devono muovere una membrana in poliestere (altra immagine con la parte superiore semitrasparente). Gli altoparlanti a membrana si chiamano elettrostatici e sono tra i piú fedeli riproduttori esistenti. Il Mylar di DuPont è una pellicola di polimeri, la quale è in grado di reagire istantaneamente al campo elettrico indotto. Quindi per produrre il suono non vibrano i coni degli altoparlanti, ma una grandissima e sottile pellicola. La risposta in frequenza è esemplare (sia in ampiezza che in fase), perché il pannello è quasi privo di risonanze, a differenza del piú comune sistema elettrodinamico. Quelli rappresentati nell’immagine (I Neolith della Martin Logan) possono arrivare al prezzo di una costosa automobile o di un piccolo appartamento. Con un impianto di questa portata, chiudendo gli occhi, è possibile confondere il suono di uno strumento reale con la sua registrazione. La riproduzione dell’originale avrà il volume e la profondità nell’ambiente circostante. Situazione questa che un paio di cuffie, che chiudono i padiglioni auricolari, non possono di certo realizzare, poiché gli elementali dell’aria hanno bisogno di spazio per estrinsecarsi. Va sottolineato che questo ascolto elettrostatico ideale è alla portata di pochissimi audiofili facoltosi.

 

altoparlante

 

Resta il fatto innegabile che anche un impianto di riproduzione con altoparlanti elettrostatici, pur se non tanto costoso come quello proposto, irradia comunque il suono in modo piú naturale, in quanto la diffusione sonora non passa per un singolo magnete fortemente direzionale (altoparlante), ma utilizza l’ambiente aereo e accarezza tutte le superfici, l’intero ambiente architettonico, anche quelle retrostanti all’apparecchio stesso. Tant’è che questi altoparlanti non possono essere usati nelle piccole stanze degli appartamenti moderni, perché richiedono una zona aerea anche dietro le apparecchiature, non solo davanti. In questo caso, con la riproduzione elettrodinamica anche i pavimenti, i soffitti e le pareti sono fatti vibrare dall’aria. Entrano parzialmente “in ballo” gli spiriti della terra inseriti nell’ambiente architettonico.

 

 

 

I processi di riproduzione

 

Intero processo

 

Fatte queste debite premesse che riguardano l’elettrificazione della musica al massimo livello, pas­siamo ad un campo ancora piú complesso, ovvero la sua digitalizzazione. Al giorno d’oggi gran parte della musica viene memorizzata attraverso un ulteriore processo di elaborazione binaria (informatica) del suono. In pratica adesso è possibile “umiliare” le silfidi dell’aria costringendole a passare attra­verso il filtro “super-arimanico” della loro, diciamo cosí, traduzione numerica binaria. Nella completa digitalizzazione del suono la sub-natura sembrerebbe trionfare sull’elemento umano e naturale, ma ciò non sempre avviene.

 

 

Digitalizzazione della parola e della musica

 

Trasformazione digitale

 

Quando noi parliamo in un colle­gamento Skype al computer o quan­do telefoniamo, le voci dei due inter­locutori vengono digitalizzate, eppu­re non si perdono tutti i contenuti viventi del discorso. Ciò che si per­de è la presenza della persona, che potrebbe trovarsi a migliaia di chilo­metri di distanza. Se però due perso­ne entrano in empatia, il pensiero non conosce distanze ed ostacoli. Tant’è che quante volte è accaduto agli in­namorati di dire: «Stavo per chia­marti», nel momento in cui ambedue avevano il telefono in mano. Il mondo eterico, infatti, non osserva le stesse limitazioni spaziali del mondo fisico, e ancora una volta la fisica quantistica, considerando il “teletrasporto” del pensiero, ci dà ragione.

 

Il problema per la musica è un altro, in quanto gli elementali dell’aria in quest’arte assumono una valenza che va oltre la trasmissione verbale e concettuale. Molte volte Rudolf Steiner ha esortato a non vivere la musica in modo astratto e concettuale, la musica agisce su un piano emozionale. Ora, noi abbiamo una ulteriore distinzione sperimentabile che tra un colloquio verbale e un brano artistico: c’è una diversità poiché sono mondi differenti, e la Scienza dello Spirito ci spiega che il parlato e il canto con la musica rispondono a Gerarchie differenti.

 

 

Alleanza alchemico musicale con gli elementali

 

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Per salvare la musica noi nel futuro dovremo ripro­durla con strumenti naturali, quelli acustici che si stu­diano al Conservatorio, per intenderci. Per questo motivo nel precedente numero dell’Archetipo abbiamo dato ver­sioni musicali di brani contemporanei tendenzialmente rivissuti attraverso la partitura, senza il prevalere del­l’elettronica, immaginandoli eseguiti tra qualche secolo. Resta però ancora una strada che esamineremo a fondo. Si tratta di creare nel processo creativo che usa l’elettri­cità, di applicare processi che tengano conto dell’esistenza degli elementali. Un’alleanza e una valorizzazione degli elementali dell’aria è già oggi parzialmente possibile.

 

 

Un piccolo corso di aggiornamento sulla produzione musicale contemporanea

 

Guardiamo come si presenta una partitura orchestrale al giorno d’oggi. Il compositore, dopo aver trascritto le note con il sistema tradizionale, o con altri metodi conosciuti, la registra in un programma musicale per il computer, programma come questo che dispone di diverse tracce una per ogni strumento.

 

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La traccia arancione in alto, ad esempio, riproduce delle voci, la seconda traccia color blu elettrico flauti, la terza, quella verde veronese un pianoforte ecc. Il compito del direttore d’orchestra è quello di miscelare (mixare) con equilibrio artistico le varie tracce sonore. Il risultato generalmente unirà le di­verse tracce su due soli canali che arriveranno all’ascoltatore separati, cioè stereo. Il microfono invia i dati a un convertitore, che immette nel computer una sequenza numerica. Il suono viene digitalizzato e ogni volta che il programma avanza ci permette di ascoltare le varie tracce sonore. Nella fase di lavoro e fruizione dell’ascolto finale, gli elementali dell’aria sono chiamati ad agire sull’essere umano.

 

Riassumendo il processo: a) emissione aerea della registrazione; b) digitalizzazione; c) lavorazione con emissione aerea in studio; d) emissione aerea al fruitore.

 

Nel prossimo articolo, nel mese di agosto, spiegheremo come sia possibile tentare di spiritualizzare e parzialmente correggere un processo altrimenti preda delle piú gelide forze sub-sensibili.

 

 

Salvino Ruoli (1. continua)