Elementi fondamentali dell'esoterismo

Antroposofia

Elementi fondamentali dell'esoterismo

Parleremo oggi del passaggio dell’uomo nel Devachan fra due incarnazioni. Bisogna sempre tener conto che il soggiorno dell’uomo nel Devachan è là dove siamo d’altronde comunque. Perché il Devachan, il mondo astrale e il mondo fisico sono veramente tre mondi incastrati l’uno nell’altro.Elettricità Si può avere la piú giusta rappresentazione del Devachan immaginando il mondo delle forze elettriche prima che l’uomo avesse scoperto l’elettricità: tutto era già contenuto nel mondo fisico, solo che era un mondo occulto. Tutto quello che è occulto, sarà un giorno scoperto. Nel suo ciclo attuale, l’uomo è dotato di organi che lo rendono atto a ve­dere il mondo fisico, ma non ha gli organi che gli permettono di vedere i fenomeni del Devachan. È la differenza fra la vita nel Devachan e quella nel mondo fisico.

Trasferiamoci nell’anima di un uomo che si trova fra due incarnazioni. Ha consegnato il suo corpo fisico alle forze universali, il suo corpo eterico alle forze vitali. Ha restituito la parte del suo corpo astrale alla quale non ha ancora incorporato il suo lavoro personale. Si trova allora nel Devachan. Quello che gli Dei avevano incorporato lavorando nei suoi corpi eterico e astrale non è piú in suo possesso; tutto è stato espulso. Possiede solo quello che ha lui stesso elaborato nel corso delle numerose vite. Nel Devachan questo resta acquisito. Tutto quello che l’uomo ha fatto nel mondo fisico serve a renderlo sempre piú cosciente del Devachan.

Prendiamo la relazione fra due esseri umani. È possibile che dipenda dalla sola natura; per esempio la relazione tra fratelli e sorelle, che si sono semplicemente incontrati nel contesto naturale. Ma non è che parzialmente naturale, perché il morale e l’intelletto interferiscono costantemente nella vita naturale. L’uomo è nato in una data famiglia per il suo karma. Ma non è tutto dovuto al karma. Negli animali, abbiamo la relazione naturale senza aggiunte. Negli uomini c’è sempre anche una relazione morale dovuta al karma. Ora, ci può anche essere una relazione fra due esseri umani senza che questa sia dovuta alla natura. Per esempio, un legame intimo fra due amici o amiche può nascere nonostante ostacoli esteriori. Immaginiamo una relazione un po’ radicale, presumendo che gli amici, all’inizio, abbiano provato dell’antipatia e solo in seguito si siano trovati su una base puramente intellettuale e morale, da anima ad anima. Paragoniamo questa relazione a quella, naturale, tra fratello e sorella. Nella relazione di anima ad anima abbiamo un potente mezzo per sviluppare degli organi devachanici. Niente facilita di piú lo sviluppo di organi per il Devachan che tali relazioni. Una simile relazione è inconsciamente devachanica.

Attualmente, quello che l’uomo sviluppa come facoltà psichica in un’amicizia d’anima ad anima è, nel Devachan, saggezza, la possibilità di vivere lo spirituale nell’azione. L’uomo si prepara bene per il Devachan nella misura in cui, nella vita, si abitua a simili relazioni. Se non può avere relazioni da anima ad anima, non è ben preparato per il Devachan; perché quello che appartiene all’anima gli è allora sottratto, come il colore è negato al cieco. Nella misura in cui l’uomo coltiva delle relazioni sul puro piano dell’anima, si formano in lui gli occhi per il Devachan. Cosic­ché è giusto dire che colui che agisce nella vita dello Spirito qui, percepirà dall’altra parte tanto Spirito quanto ne avrà acquisito grazie alla sua attività. E da questo deriva l’importanza della vita sul piano fisico. Per l’evoluzione umana, non c’è altro mezzo per attivare gli organi in vista del Devachan che l’attività spirituale sul piano fisico. Quest’ultima è creatrice, e vi ritorna sotto forma di organi sensoriali devachanici per il mondo del Devachan. Non esiste migliore preparazione che quella di avere una relazione sul puro piano dell’anima con altri esseri umani, una relazione che non abbia la sua origine da alcuna base naturale.

È anche per questo che è bene che gli uomini siano riuniti in Gruppi per intraprendere delle relazioni del tutto spirituali. Grazie a questo, i Maestri vogliono immettere vita nella corrente umana. Quanto è vissuto in un giusto spirito nei Gruppi significa, per tutti i partecipanti, l’aper­tura di un occhio spirituale nel Devachan. Vi si vede allora quello che si trova allo stesso livello di quanto si è intrapreso qui. Se sul piano fisico si è intrapresa una relazione spirituale, questo fa totalmente parte delle cose che durano dopo la morte. Dopo la morte, appartiene sia al defunto che al sopravissuto. Colui che è ora dall’altra parte resta legato al sopravissuto dagli stessi legami, le stesse relazioni. Il defunto è cosciente di questa relazione spirituale in maniera anche maggiore.

Comunicare con i defuntiIn tal modo, ci si educa in vista del Devachan. Dopo la morte, il defunto resta in relazione con coloro che gli sono cari. Le relazioni del passato diventano delle cause che produrranno effetti nel Devachan. Per questo il mondo del Devachan è chiamato “mondo degli effetti” e il mondo fisico “mondo delle cause”. L’uomo può sviluppare i suoi organi superiori solo seminando le cause di questi organi sul piano fisico. Per questo scopo l’uomo è sottoposto al piano fisico. Ci rendiamo adesso conto di cosa significhi la frase spesso ripetuta “abolire l’esistenza separata”. Prima di scendere verso l’esistenza fisica, abbiamo vissuto con un contenuto del corpo astrale prodotto da un Deva. Una volta, la simpatia e l’antipatia erano suscitate nell’uomo dai Deva; lui stesso non ne era responsabile. Allo stadio seguente, l’uomo diceva a se stesso: «Ora sono entrato nel mondo fisico come un essere che deve orientarsi da solo. Una volta, non ero capace di pronunciare la parola “Io”, soltanto adesso sono diventato un essere di per sé separato. Certo, una volta, ero ancora un essere isolato, ma membro di un essere devachanico. Sul piano fisico, sono un essere di per sé isolato, un Io, perché sono rinchiuso in un corpo fisico».

I corpi superiori si interpenetrano come dei liquidi; l’atman è in verità una sola e stessa cosa per tutta l’umanità, come un’atmosfera comune. Ma bisogna considerare l’atman dell’individuo come se ognuno tagliasse per sé un pezzetto dell’atman universale, nel quale ci sono dunque, per cosí dire, delle incisioni. Ma noi dobbiamo superare quest’esistenza separata. Lo facciamo avviando delle relazioni umane nel puro piano dell’anima. Con questo, aboliamo l’esistenza separata e riconosciamo che l’atman è uno in tutti. Avviando tali relazioni umane, risveglio in me stesso delle simpatie. Assumo allora il lavoro di integrarmi nel piano dell’universo spogliandomi di me stesso. È in questo modo che il divino si desta nell’uomo. È il senso dello sguardo che volgiamo al di fuori, sull’universo.

iside-lunaOggigiorno, siamo circondati dalla realtà fisica, dal Sole, dalla Luna e dalle stelle. Durante l’antica esistenza lunare, quello che circondava al di fuori l’uomo, oggi egli lo ha in sé. Le forze dell’antica Luna vivono oggi nel­l’uomo stesso. Se l’uomo non fosse stato su quella Luna, non avrebbe queste forze. Per tale ragione, l’insegna­mento occulto degli Egizi definisce in esoterismo Iside come Luna, la dea della fecondità. Iside è l’anima della Luna, il pianeta che ha preceduto la Terra. Tutt’intorno, vivevano allora le forze che adesso vivono nelle piante e negli animali per la riproduzione. Come attualmente il fuoco, le forze chimiche, il magnetismo ecc. sono intorno a noi e circondano la Terra, l’antica Luna era circondata da forze che attualmente sono le forze della riproduzione nell’uomo, negli animali, e nelle piante. Le forze attuali che circondano la Terra avranno in avvenire uno specifico ruolo nell’essere umano. Quello che oggi agisce fra l’uomo e la donna, all’epoca della Luna erano forze fisiche esteriori paragonabili alle eruzioni vulcaniche di oggi. Durante l’esistenza lunare, queste forze circondavano l’essere umano, ed egli le aspirava con i suoi sensi lunari al fine di farli vivere, all’ora attuale, in modo evolutivo. Quello che l’uomo ha assorbito sulla Luna in senso involutivo è scaturito sulla Terra in quanto evoluzione. Quello che l’essere umano ha staccato dall’interno come forza sessuale dopo l’era della Lemuria, è Iside, l’anima della Luna, che ora continua a vivere in lui. Ecco dunque il legame di parentela fra l’essere umano e l’attuale Luna. Quest’ultima ha lasciato la sua anima nell’uomo, e di conseguenza è divenuta essa stessa una scoria.

Mentre facciamo esperienze sulla Terra, raccogliamo delle forze che saranno nostre sul prossimo pianeta. Le esperienze che adesso facciamo nel Devachan sono stadi preparatori per i tempi che verranno. Come oggi l’uomo alza lo sguardo verso la Luna e si dice “essa ci ha donato le forze di riproduzione”, cosí, in avvenire, egli guarderà la Luna che nascerà dalla nostra attuale Terra fisica e che, scoria senz’anima, girerà intorno al futuro Giove. L’uomo svilupperà su Giove nuove forze, che oggi riceve sulla Terra sotto forma di luce e di calore, sotto la forma di tutte le percezioni fisiche. Piú tardi, egli farà irraggiare tutto quello che ha precedentemente percepito con i suoi sensi. Quello che la sua anima ha ricevuto, sarà allora una realtà.

Cosí, la concezione scientifico-spirituale non ci porta a sottostimare il mondo del piano fisico, bensí a sapere che l’uomo deve stare sul piano fisico per raccogliere delle esperienze che irraggeranno da lui piú tardi. Il calore della Terra, i raggi solari che oggi brillano verso noi, splenderanno piú tardi da noi verso l’esterno. Come attualmente la forza sessuale viene da noi, queste nuove forze sprigioneranno da noi. Adesso, rendiamoci conto di cosa significhino gli stati successivi del Devachan. Il Devachan, dapprima, non è che di corta durata. Ma degli organi spirituali si creano sempre di piú nel corpo mentale, fino a quando l’uomo avrà assimilato la saggezza della Terra e sviluppato interamente gli organi del corpo devachanico. Questo accadrà per tutti gli uomini quando sarà compiuta la totalità delle ronde terrestri. Allora, tutto sarà diventato saggezza umana. Il calore e la luce saranno diventati saggezza. Tra il manvantara della Terra e il pianeta che segue, l’uomo vive in un pralaya. Allora, niente è all’esterno, ma tutte le forze che l’uomo ha estratto dalla Terra sono in lui. In una tale fase della vita, tutto l’esteriore va verso l’interiore. Vi è allora presente sotto forma di seme, e vive in attesa del prossimo manvantara. Su grande scala, è uno stato paragonabile a quello in cui, in un momento di riflessione, dimentichiamo tutto quello che ci circonda e ricordiamo solo le nostre esperienze, per conservarle nella memoria e utilizzarle piú tardi. È cosí che durante il pralaya tutta l’umanità si ricorda di tutte le esperienze, al fine di utilizzarle piú tardi.

Volta celesteCi sono sempre degli stati intermedi che consistono in ricordi. Anche lo stato del Devachan è un tale stato fra due. Da allora, l’Iniziato vede davanti a sé i fatti che l’uomo, allo stato del Devachan, ha davanti a sé poco a poco. È un rapporto fra due. Tutti gli stati simili sono degli stati fra due. L’iniziato descrive il mondo com’è nel Devachan, dall’altra parte, nello stato intermedio. E quando, al di là del Devachan, egli arriva ad uno stato ancora piú elevato, egli descrive di nuovo uno stato intermedio. Il primo grado dell’Iniziazione consiste per l’allievo nel­l’imparare a vedere il mondo dall’altra parte, attraverso il velo del mondo esteriore. L’Iniziato è, qui sulla Terra, senza patria. Dall’altra parte, ha bisogno di costruirsi un rifugio. Quando i discepoli erano “sulla montagna” con Gesú, furono introdotti nel mondo devachanico, al di là dello spazio e del tempo; essi “montarono una tenda”. Si tratta del primo grado dell’Iniziazione.

Al secondo grado dell’Iniziazione si produce qualcosa di analogo, ma ad un livello piú elevato. In effetti, al secondo grado, l’Iniziato ha uno stato di coscienza che corrisponde allo stato inter­medio fra due stati di forma (globi), uno stato di pralaya che interviene quando si raggiunge tutto quello che può essere raggiunto allo stato di forma fisica e che la Terra si trasforma in quello che si definisce uno stato di forma o ciclo astrale.

Il terzo stato di coscienza dell’Iniziato è lo stato che corrisponde allo stato intermedio fra due ronde, fra l’antico ciclo arupa della ronda precedente ed il nuovo ciclo arupa della ronda seguente. L’iniziato è nel pralaya fra due ronde nel momento in cui si eleva al terzo stato; egli è allora un Iniziato del terzo grado.

Possiamo cosí capire perché Gesú non poteva mettere il suo corpo a disposizione del Cristo che al terzo stadio. Il Cristo sta al di sopra di tutti gli Spiriti che vivono nelle ronde. L’Iniziato che si è elevato al di sopra delle ronde poteva mettere il suo corpo a disposizione del Cristo. La coscienza dell’Io umano doveva essere purificata, santificata dal cristianesimo. Subba RowIl Cristo doveva elevare, purificandolo, l’io egoista che, subito dopo aver acquisito la coscienza di sé, muore spogliandosi del suo ego. Per questa ragione, solo un Iniziato del terzo grado poteva sacrificare il suo corpo al Cristo.

Alla nostra epoca, è straordinariamente difficile arrivare ad una coscienza completa di questi stati altamente evoluti. Subba Row, profondo saggio che aveva acquisito da solo un certo sapere, descrive tre diversi stati del chela.

Consideriamo la Luna come residuo senza anima di noi stessi e abbiamo in noi le forze che un tempo davano vita alla Luna. È su questo che si basa la curiosa sentimentalità dei poeti che cantano la Luna.

Tutti i sentimenti poetici sono la debole eco di correnti occulte che vivevano profondamente nell’uomo. Ora, un essere può anche unirsi a quello che, a dire il vero, deve restare una scoria. Qualcosa della Terra deve restare, per essere piú tardi quello che oggi è la Luna. L’uomo deve in principio superare tutto questo. Ma è anche possibile che egli l’ami e si leghi ad essa. Un uomo che è legato a quello che è puramente sensuale e segue solo le sue pulsioni, si congiunge sempre piú con quello che deve diventare una scoria. Allora sarà compiuto il numero 666, il numero della Bestia. Verrà a quel punto il momento in cui il movimento della Terra dovrà lasciare l’evoluzione continua dei pianeti. Se l’uomo si è allora troppo identificato con le forze sensuali che dovranno essere espulse, se si è legato ad esse e non ha potuto unirsi a quanto passava al ciclo seguente, prenderà il cammino della scoria e diventerà un abitante di questa scoria, come gli esseri simili che sono ora gli abitanti della Luna attuale.

È esposto qui il concetto dell’ottava sfera. L’uomo deve passare per sette sfere. I sette pianeti corrispondono ai sette corpi:

Saturno     corrisponde al corpo fisico

Sole          corrisponde al corpo eterico

Luna         corrisponde al corpo astrale

Terra        corrisponde all’Io

Giove        corrisponde al manas/Sé spirituale

Venere      corrisponde alla buddhi/Spirito vitale

Vulcano    corrisponde all’atman/Uomo-Spirito.

Accanto, c’è un’ottava sfera, dove finisce tutto quello che non può aderire a questa evoluzione continua. La sua predisposizione si forma già allo stato devachanico. Se l’uomo utilizza la vita sulla Terra solo per raccogliere quello che serve unicamente a lui, al fine di conoscere soltanto un’elevazione del suo io egoistico, nel Devachan questo porta verso lo stato di avichi. L’uomo che non può uscire dall’isolamento andrà in avichi. Tutti gli uomini-avichi saranno un giorno gli abitanti dell’ottava sfera. Avichi è la preparazione dell’ottava sfera. Gli altri uomini diverranno gli abitanti della catena di evoluzione continua. Partendo da questo concetto le religioni hanno creato la nozione dell’“inferno”.

Quando l’uomo ritorna dal Devachan, le forze astrali, eteriche e fisiche intorno a lui, si dispongono secondo dodici specie di forze karmiche, chiamate nidana nell’esoterismo indiano.

Esse sono:

 

1.   avidya = ignoranza

2.   samskara = tendenze organizzatrici

3.   vijnana = coscienza

4.   nama-rupa = nome e forma

5.   shadayatana = quello che la conoscenza fa della cosa

6.   sparsha = contatto con l’esistenza

7.   vedana = sentimento

8.   trishna = brama di esistenza

9.   upadana = benessere nell’esistenza

10. bhava = nascita

11. jati = ciò che ha spinto verso la nascita

12. jaramarana = ciò che libera dall’esistenza terrestre.

 

In occasione delle prossime conferenze, esamineremo piú a fondo questi importanti aspetti del karma.

Rudolf Steiner


 

Dalle annotazioni di uditori presenti alla conferenza di Rudolf Steiner

Berlino, 9 ottobre 1905 ‒ O.O. N° 93a.     Traduzione di Angiola Lagarde.