Cercare risultato, ma ignorare processi?

Inviato speciale

GWB@dailyhorrorchronicle.inf

Dabliu

 

Proseguo nel mettere a disposizione dei lettori la corrispondenza via e-mail, procurata illegalmente, che il giovane diavolo Giunior W. Berlicche, inviato speciale per il «Daily Horror Chronicle» nel paludoso fronte terrestre, ha confidenzialmente indirizzato alla sua demoniaca collega Vermilingua, attualmente segretaria di redazione del prestigioso media deviato, all’indirizzo elettronico

 

Vermilingua@dailyhorrorchronicle.inf

 

Andrea di Furia

 

Vedi “Premessa” www.larchetipo.com/2007/set07/premessa.pdf

 




 

Cercare risultato, ma ignorare processi?

 

Carissima Vermilingua,

capisco l’imbarazzo per il danno alla tua reputazione, ma tutti possono sbagliare. Ti colpevolizzi, ma chi poteva immaginare che la tua campagna di maleficenza sulle colombe astrali sarebbe stata rovinata dal macello-marketing: che invece di rovinare gli acquirenti ignari ha rovinato te, la testimonial!

 

D’altra parte, il tuo genetico ruolo preminente al Daily Horror Chronicle.inf ha attirato senza dubbio l’invidia e l’odio piú feroci: in fin dei conti la tua (millenaria) giovinezza, rispetto alla responsabilità del ruolo, fa girare vorticosamente le corna a molti nostri colleghi. Non è da escludere neppure che sia una delle cariatidi ammuffite del tuo Consiglio di Amministrazione, a causa della tua appartenenza ad una famigerata Tribú infernale del malaffare mediatico: forse un avversario di nonno Berlicche? o un rivale del compianto zio Malacoda?

 

Chissà. Però non devi abbatterti, sei in mala compagnia: anche su quel sassetto cosmico rotolante di cui vogliamo impadronirci, zitti zitti, queste disavventure – qui per calcolo sopraffino lí per evidente eccesso di zelo – sono all’ordine del giorno su tutta la stampa che conta.

 

Indirizzo classico o scientifico?

Indirizzo classico o scientifico?

 

A proposito, la sai l’ultima? Nel mio passato tour da Inviato speciale autorizzato sul paludoso fronte terrestre, con tanto di assicurazione infortuni per rischio droni, un famoso cantautore parlando della Scuola, che mortifica l’indirizzo classico e valorizza quello scientifico, ha fatto notare all’intervistatore che il primo ha un’apertura enorme alla vita e l’altro invece no. Quest’ultimo indirizzo vede il futuro immediato, mentre l’altro un futuro che va ben oltre il breve medio periodo. E si spiegava il fenomeno dicendo cosí: «Forse, poiché nessuno è piú capace o ha paura di vedere avanti tre, cinque, dieci, venti anni nei processi sociali… ci si blocca sul risultato immediato perché cosí almeno sembra di fare qualcosa».

 

So che colpisco un tuo nervo scoperto: a te pare un comportamento suicida e temi di perdere il divertimento troppo in anticipo sui tempi previsti dallo Stato Maggiore della nostra Satanica Alleanza. Ma non è cosí. Stai diventando pessimista tu, che del pessimismo iniettato mediaticamente nelle nostre caviucce aulenti sei stata la maggiore operatrice. Un contraccolpo che però devi evitare.

 

Fortunatamente… hai notato Vermilingua? Per il nostro cantautore tutte le nostre caramellate caviucce “si bloccano sui risultati immediati” – vale a dire “c’è un problema sociale, lo risolviamo” – e ignorano i processi evolutivi che hanno dato origine a quella problematica.

 

Te ne sintetizzo tre: evoluzione del pensiero scientifico umano, involuzione della Società umana (il sistema sociale nella sua forma strutturale parassitaria), evoluzione dell’Umanità intera. Però ti scriverò solo del secondo processo, altrimenti sarei occupato fino alla prossima, ahinoi, terribile epoca di Filadelfia.

 

Per farti un esempio: mancano i posti di lavoro, troviamone qualcuno per strada è l’approccio al risultato immediato. Ma il processo che ha originato questa deficienza (lo sviluppo accelerato dell’automazione industriale e della rete informatica) viene sistematicamente ignorato: da una parte perché l’ignoranza dei processi conviene alla malsana economia di predazione che sponsorizziamo con i nostri testimonial della Furbonia University; dall’altra il debole pensiero scientifico si è accasciato sulla dimostrazione del passato e del presente, mentre non ha la forza di dimostrare nulla del futuro, perché avrebbe bisogno dell’inte­grazione di immagini-sintesi concrete diverse da quelle di un Medioevo elettronico-informatico, solo tecnologicamente avanzato, che è sempre un’immagine del passato. Tiè!

 

Limite trenta all'ora

Città con limiti di velocità a 30 Km/h

 

La conseguenza è che il risultato immediato causato dalle emergenze sociali che si moltiplicano (slap, slap) súbito perde la sua validità, perché il processo ignorato continua la sua folle corsa abbattendo tutte le soluzioni-emergenza approntate. Pensa che addirittura le nostre pastarelle animiche mettono i limiti di velocità (30 all’ora) sulle loro strade, ma non si accorgono che dovrebbero metterli allo sviluppo della loro tecnologia informatica… finché il loro pensiero scientifico è cosí anoressico.

 

Se torniamo all’esempio di prima, visto lo sviluppo vertiginoso che ha impresso al settore Ruttartiglio, l’inte­gralista scientifico del nostro Black Team al master in damnatio administration, con il subdolo sgambetto del­l’intelligenza artificiale, i loro posti di lavoro stanno crol­lando ai 200 all’ora e, presto, la velocità supererà i 500 all’ora.

 

Nessuno si sofferma cercare il processo evolutivo infernale che ha originato questo rapporto malsano tra sviluppo tecnologico e regressione dei posti di lavoro. Le piú furbe tra le nostre patatine emotive registrate sul libro paga della Furbonia University passano allora ad altri “risultati immediati”, come soluzione al problema sopra esposto: mancano posti di lavoro, sfoltiamo i candidati con qualche escamotage culturale, politico, economico.

 

L’ossessione al “risultato immediato”, frutto dell’indefesso impegno di noi Bramosi pastori, spiega benissimo situazioni altrimenti ingiustificabili al buon senso e alla logica (anche non euclidea). Istiga il loro saltabeccare da un risultato immediato all’altro che rende poi impossibile scoprirne l’origine che, spesso, è all’inizio di una serie che dura anche decenni (Economia) o secoli (Politica) o millenni (Cultura).

 

Una serie interessante (se vista a livello globale e non solo a livello locale) sul tema “mancano posti di lavoro” l’ho registrata sul mio inesauribile moleskine astrale: prima diamo loro una casa (derivati tossici subprime e relativi suicidi); poi li curiamo dai virus (vaccini non sperimentati ‘ndo cojo cojo e relative morti e danni collaterali); poi li arruoliamo se no si annoiano e fanno danni (guerra in Ucraina e decessi), poi li impegniamo in Borsa con i problemi di approvvigionamento energetico per svilupparne l’intelligenza che è un poco carente, rispetto ai nostri standard bassi (bombe sui tubi sottomarini che portano il gas); poi li riarruoliamo, perché non perdano l’abitudine al conflitto (guerra a Gaza); poi buttiamo i droni sulle autostrade marine e tagliamo i cavi sottomarini per le telecomunicazioni (canale di Suez) ecc. ecc.

 

Come vedi Vermilingua, il problema dei posti di lavoro si perde nella varietà delle saltabeccanti soluzioni tampone che, badando al risultato e non al processo sottostante, non risolvono nulla.

 

Ma qual è il processo sottostante piú sottostante di tutti gli altri nella Società umana (nel cosiddetto erroneamente sistema sociale)? Per scoprirlo è richiesto un pensiero sociale piú robusto, capace di trasformare un concetto astratto (economico, politico, culturale) in un’immagine-sintesi concreta.

 

Più tecnologia meno posti di lavoro

I robot rubano i posti di lavoro

 

Lo sviluppo tecnologico, in proporzione, ha tolto 100.000 posti di lavoro e creato posti di lavoro… 100: farsi l’im­magine relativa richiede coraggio, perché mette a rischio la routine quotidiana e pone un problema di complicità e collusione ai Governanti di fronte alla dinamica “piú tecnologia meccatronica = meno posti di lavoro umani”: collusione che nessun job act risolve, anzi cementa. Doppio-tiè!

 

Questa immagine ci apre la strada per entrare dentro il processo sottostante, che abbiamo appena toccato in superficie, facendoci porre la domanda: “a chi interessa, ma in senso sociale NON in senso umano, questa dinamica sociale? che penalizza la Persona, privata del suo posto di lavoro, e quindi l’intera Comunità del suo sostentamento?”.

 

Vediamo, in senso sociale, che la tecnologia piace moltissimo al Mercato per alimentare la sua cancerogena “crescita continua”, molto allo Stato per controllare i Sudditi, meno alla Scuola che è in grado sia di farne a meno che di andare oltre la tecnologia. Quindi c’è una inevitabile prevalenza del Mercato su Stato e Scuola quando l’Economia diventa dominante e parassita Politica e Cultura.

 

Se procediamo con l’approfondimento vediamo che il Mercato appartiene alla dimensione Economia che domina su Politica e Cultura.

 

Se quindi ci immergiamo nel processo originante qualunque problema sociale da affrontare (che sia economico o politico o culturale non importa) troviamo come dinamica originaria la relazione tra le tre dimensioni sociali e, immancabilmente, il predominio UNIdimensionale parassitario e antisociale di una delle dimensioni sulle altre due: nel nostro caso l’Economia, ora in versione suicidaria.

 

Questa unilateralità della dimensione dominante, ovvero la struttura UNIdimensionale parassitaria del sistema, non può essere moderata dalle altre due. Ad esempio, la dimensione Politica ha promosso il pensiero di comunità sindacale rispetto alle problematiche di lavoro, ma i vari job act voluti dal Mercato ne hanno annullato l’impulso. Anche la dimensione Cultura, che vorrebbe rispettata la dignità della Persona singola, è impotente a moderare l’eccesso di attivismo tecnologico dell’Economia dominante che impone i suoi gadget, in toto dannosi e superflui per le prime classi nella Scuola.

 

Né si risolve il problema se a dominare le altre due dimensioni è la Politica o la Cultura: siamo sempre in presenza di un parassitario e UNIdimensionale sistema-discarica sociale dell’indifferenziata economica, politica e culturale, indipendentemente che il cassonetto unico dell’indifferenziata tridimensionale abbia i colori o del Mercato, o dello Stato o della Scuola.

 

Ci aiuta l’immagine che dentro al cassonetto Mercatodentro, non fuori o accanto – nell’antisocialità parassitaria UNIdimensionale troviamo, tra i vari rifiuti sociali anche il rifiuto-Stato e il rifiuto-Scuola nella loro complessità spazio-temporale. Per il Mercato predominante, l’istituzione Scuola e l’istituzione Stato sono rifiuti sociali come tutti gli altri (burocrazia, povertà, disoccupazione, diseguaglianze, migrazioni) ecc.

 

Solo se la struttura del sistema corrisponde alla relazione TRIdimensionale sinergica tra le tre dimensioni – ossia quando i cassonetti per la raccolta differenziata del sociale economico, politico e culturale diventano tre, l’uno accanto all’altro e NON l’uno dentro l’altro come le matrioske; quando la vocale o o o diventa e e e [dunque, appaiono fuori accanto e Scuola e Stato e Mercato quali cassonetti per la raccolta differenziata dello specifico rifiuto-sociale che funzionalmente li riguarda] – solo allora e Stato e Scuola e Mercato possono moderarsi reciprocamente in vista di obiettivi condivisi e sinergici (non piú conflittuali) relativamente alla Persona libera, alla Comunità coesa e al Territorio-ambiente fraterno.

 

Se la relazione tra le tre dimensioni, che è la dinamica sociale sottostante e base per tutte le altre dinamiche, è e rimane parassitaria indipendentemente dalla dimensione dominante, allora appaiono curiosi fenomeni di contaminazione tossica che poi la realtà smaschera: si parla di libertà e si finisce in gabbia. Triplo tiè!

 

Se per il tempo di un nostro respiro, Vermilingua, risaliamo il libro della vita delle nostre polpettine animiche troviamo prima il dominio parassitario della Cultura con le divinità della Fanatic University e pochissima libertà personale; poi arriva il momento del dominio parassitario della Politica e a fronte di un aumento della libertà personale c’è un corrispondente aumento della brama di controllo della Comunità sociale.

 

Il Panottico disciplinare di Bentham

Il Panottico disciplinare di Bentham

 

Un protetto di Sbranatutto, il filosofo Jeremy Bentham, nel 1791 progettò un edificio, di forma circolare con una tor­retta in mezzo, allo scopo di ottimizzare la sorveglianza dei detenuti. In questa struttura, chiamata “panottico disciplinare”, il guardiano poteva controllare i detenuti senza che loro se ne accorgessero. Si limitava a questa piccola struttura perché ancora non c’era la tecnologia che potesse supportare le sue idee, ma nella Comunità dei detenuti vedeva la Comunità statale e il Governo come il Sorvegliante che, non visto, vedeva e controllava tutti. Adesso la tecnologia informatica, spinta dal parassitismo UNIdimensionale economico, può supportare il pensiero di Bentham e, guarda caso, ha già costruito il suo “panottico in rete” che tutto sorveglia, senza essere visto. Come puoi vedere dall’inopportuno frammento che ti copincollo, sempre registrato sul mio inesauribile moleskine astrale.

 

Agente del Nemico: «Inizialmente, la rete digitale fu salutata come un medium di libertà illimitata. Il primo slogan della Microsoft, “Where do you want to go today?”, alludeva alla libertà e alla mobilità sconfinata del web. Questa euforia inziale si rivela, oggi, un’illusione. La libertà e la comunicazione illimitate si rovesciano in controllo e sorveglianza totali. Anche i social media assomigliano sempre piú a panottici digitali, che sorvegliano lo spazio sociale e lo sfruttano senza pietà. Ci siamo appena liberati dal panottico disciplinare, e già ci addentriamo in un panottico nuovo, ancor piú efficace. I detenuti del panottico benthamiano venivano isolati l’uno dall’altro allo scopo di imporre una disciplina, e non potevano parlare tra loro. Gli abitanti del panottico digitale, al contrario, comunicano intensamente l’uno con l’altro e si denudano volontariamente. Contribuiscono cosí, in modo proattivo, alla costruzione del panottico digitale. La società del controllo digitale fa un uso massiccio della libertà: essa è possibile soltanto grazie alla auto­esposizione, all’autodenudamento volontari. Il Grande Fratello digitale esternalizza, per cosí dire, il suo lavoro ai detenuti».

 

Fiamme dell’Inferno, Vermilingua! Mettere a nudo il nostro paziente operato ostacolatore è già un delitto, la cosa grave è che ti porta súbito a pensare che tutto ciò è spacciato per libertà d’informazione (ossia dal punto di vista culturale) mentre la realtà la stabilisce il sistema antisociale parassitario che è a predominio dell’Economia: dunque nelle forme immateriali di produzione odierne piú informazione e piú comunicazione significano piú produttività, maggior accelerazione e piú crescita. L’informazione esteriore è una positività che, a causa dell’assenza di interiorità, può circolare in maniera indipendente dal contesto e il processo può essere accelerato a piacimento.

 

Fortunatamente (slap, slap, slap), l’indipendenza dal contesto (ossia l’antisociale libertà economica dalla realtà, che porta alla schiavitú non al benessere sociale) favorisce il moltiplicarsi delle emergenze, e le relative “non soluzioni dei problemi sociali”.

 

Il tuo sorvegliantissimo

 

Giunior Dabliu