Il pensiero del Natale nel mito di Iside e Horus

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Il pensiero del Natale nel mito di Iside e Horus

La comprensione monoteista originaria dei Misteri egizi

mito-iside-horusSe qualcuno sta pensando che sulla Mitologia egizia sia stata detta l’ultima parola, si sbaglia di grosso. Sono migliaia i volumi dedicati a questo interessante tema e tuttavia, piú o meno, sono quasi tutti cloni delle varie tendenze dominanti. Ultimamente arricchiti ogni volta da qualche scoperta archeologica del mitico Zahy Hawass.

Judith von Halle con questo suo contributo e i suoi disegni a corredo del testo affronta il tema da un nuovo punto di vista: la comprensione monoteistica originaria dei Misteri egizi, collegando il pensiero del Natale cristiano con il mito di Iside e Horus.

Un percorso di straordinario interesse che colma una forte lacuna nella storia dell’Umanità, dovuta all’ap­proccio materialistico della scienza attuale. Scienza che vedendo solo un lato della realtà quando non ha per le mani un documento scritto (per cosí dire “a prova di cretino”) entra subito nella fantasia piú sfrenata, salvo accorgersene dopo anni.

HatshepsutE quando ha qualche accenno a documenti – non volendo avere la minima idea di quello spirituale che consente ad essa Scienza di connettere tutti i dati raccolti – è spesso preda della legge di Gravità sociale o dello slittamento laterale degenerativo: ovvero quando un qual­siasi elemento culturale diviene politico o economico, si ha una degenerazione nel tempo rispettivamente al quadrato o al cubo.

Possiamo riconoscere questo fatto, che si verifica molto piú spesso di quello che possiamo immaginare, leggendo i tre capitoli conclusivi sulla luminosa figura di Hatshepsut (uno dei due rarissimi casi di Faraone-donna) la cui lotta spirituale, illustrata dall’Autrice, viene abitualmente interpretata come lotta meramente politica.

Il faraone AkhenatonJudith von Halle con questo suo contributo, che arricchisce quanto fino ad ora sappiamo sull’essenza della Mitologia egizia, ci introduce a un diverso modo di guardare a Ra o Re: non piú come primus inter pares tra una pletora di divinità, ma come punto di partenza monoteistico originario del viaggio di avvicinamento alla Terra di quell’Entità spirituale che gli Egizi, nel corso dei millenni, hanno prima chiamato Disco solare, poi Harsiesis e infine Horus. Entità spirituale che gli Ebrei hanno invocato come Messia e che i Cristiani riconoscono nel Christo.

L’Autrice si focalizza su un aspetto di grande interesse della concezione egizia di Dio – una concezione monoteista e contemporaneamente trinitaria del divino – partendo dalle emanazioni di Ra (Iside-Osiride-Horus) e riferendosi in particolare a due Faraoni che hanno subíto nei secoli un’accurata damnatio memoriae: Hatshepsut, appunto, e Akhenaton. In realtà fondamentali per la comprensione del Natale cristiano.

Un volume che non può mancare in chi ha a cuore l’evoluzione dell’Umanità e che – secondo la legge del pen­dolo storico-spirituale raffigurato nel Candelabro ebraico, o del rispecchiamento della terza Epoca postatlantídea (Egizio-Caldaica) nella nostra attuale quinta Epoca post-atlantídea (Anglo-Germanica) – può chiarire anche aspetti concreti nella Società umana locale, internazionale, mon­diale che si stanno realizzando proprio nel periodo che stiamo vivendo.

 

Andrea di Furia 




«A On, l’antica Eliopoli della fine della quarta e dell’inizio della quinta dinastia, il culto di Iside comportava l’adorazione di una trinità. Questa trinità era costituita dalla dea Iside, dal dio Osiride e dal figlio di Iside e Osiride. In quell’epoca antica, tuttavia, al figlio dei due Dei non si attribuí il nome che gli viene dato a priori quando si pensa a Iside e a Osiride, e cioè Horus, ma quello di “Harsiesis”, nome poco conosciuto oggi. Nel Bambino divino Harsiesis gli Iniziati dell’oracolo solare di On contemplavano il Logos. Vedevano in Harsiesis il Logos in quello stadio della sua evoluzione in cui era precisamente sul punto di lasciare il trono solare, per dirigersi dalla sfera di Dio Padre verso quella della Terra. Quando gli Iniziati di On contemplavano le profondità del cosmo spirituale, percepivano il Logos nel momento in cui era ancora lontano dalla Terra. Nell’osservare Harsiesis approssimarsi lentamente alla Terra fisica, non fu che piú tardi – con il trascorrere delle epoche che seguirono – che si vide il Bambino divino raggiungere progressivamente la maturità di quel fanciullo che ricevette, solo piú tardi, il nome di “Horus”. Harsiesis era il Logos che diveniva lentamente “il giovane Horus”. Per questa ragione si rappresentava Harsiesis come un bambino con la testa di falco. Il falcone – che divenne piú tardi la rappresentazione di Horus – era il simbolo di un essere divino che si avvicinava alla Terra, per cosí dire, “in picchiata”».

 

Judith con Halle




Judith von Halle,  IL PENSIERO DEL NATALE NEL MITO DI ISIDE E HORUS

La comprensione monoteista originaria dei Misteri egizi

Editrice CambiaMenti  –  Via Orsoni 5 loc. Cicogna – 40068 San Lazzaro di Savena  (BO)

www.cambiamenti.com: https://www.cambiamenti.com/mito-iside-e-horus-judith-von-halle.htm

Bologna 2018       Pagine 86  –  € 15,00