Una Via per la reintegrazione dell'uomo: ritorno al Pensare

Sociologia

Una via per la reintegrazione dell'uomo: ritorno al Pensare

 

Nel divenire dell’evoluzione della civiltà, come anticamente le avanguardie si trovavano tra coloro che piú non possedevano la facoltà della chiaroveggenza, nella odierna Quinta epoca postatlantica, o epoca dell’anima cosciente, l’uomo occidentale si trova immediatamente nella condizione oggettiva di dover sperimentare quale realtà lo stato di morte della terra, ossia la forma minerale della terra; proprio grazie a tale sperimentazione ha maggiori potenzialità di Reintegrazione. Vedere solo tale forma della terra non è infatti l’autentica, completa sperimentazione della realtà, ma piuttosto una esperienza temporanea – per quanto oggettiva – del pensiero.

 

Filosofia della Libertà

 

Nel 1918, aggiungendo in appendice al cap. VII, “Ci sono limiti al conoscere?”, de La Filosofia della Libertà. Linee fondamentali di una moderna concezione del mondo, una fondamentale ulteriore sin­tesi, Rudolf Steiner precisa che «per l’osservazione spassionata dello sperimentare dato da percezione e concetto quale si è cercato di ca­ratterizzare …determinate rappresentazioni sorte nel campo dell’os­servazione della natura saranno sempre di disturbo».

 

L’autore de La Filosofia della Libertà precisa quindi che qual­siasi esperienza conoscitiva che non voglia poggiare su ipotesi ec­cessivamente mistiche, dogmatiche o unilateralmente scientifiche e materialiste, dunque non oggettivamente giustificate e perciò infon­date, ma appunto su ipotesi reali oggettive, dovrebbe fondarsi sulla «spassionata osservazione del rapporto tra percezione e concetto».

 

Non volersi fondare su questa spassionata osservazione della relazione connessiva tra percezione e concetto preclude, per il sog­getto autocosciente, la possibilità della via oggettiva – definita dal Dottor Steiner nei suoi Saggi filosofici anche esperienza soggettiva oggettiva – della conoscenza dell’uomo e del mondo radicata nella realtà. Nella concreta oggettività di una filosofia individuale della libertà, la via della Reintegrazione nell’epoca dell’anima cosciente, sperimentare l’essenza del pensare libero dai sensi, ossia l’elaborazione attiva del mondo dei concetti, è un ulteriore stadio – di individualizzazione – rispetto alla immediata esperienza della percezione sensoria.

 

Una spassionata osservazione della posizione dell’uomo entro il mondo reale non può che portare alla certezza che qualunque immagine percettiva può essere condotta a una completa realtà esclusivamente con una compenetrazione della vissuta e consapevole esperienza pensante. L’approfondimento della conoscenza deriva perciò dalle forze dell’intuizione che si esplicano dal pensare puro; dice quindi Rudolf Steiner, nel V cap. della già citata opera, “Del conoscere il mondo”, che il «pensare porta tale contenuto dal mondo dei concetti e delle idee dell’uomo incontro alla percezione. In contrapposizione al contenuto di percezione che ci è dato dall’esterno, il contenuto di pensiero ci appare nell’interiorità. Vogliamo indicare come intuizione la forma in cui esso si manifesta in un primo tempo».

 

Nell’esperienza oggettiva del pensare conquistata per mezzo dell’azione reciproca di concetto e per­cezione, questa intuizione può penetrare in sostrati sempre piú profondi della realtà, superando ma conti­nuando a usufruire del prezioso bagaglio accumulato del pensiero razionale. Massimo Scaligero, al riguar­do, è solito ricordare che la cultura occidentale dei nostri tempi è esclusivamente una cultura cerebrale, non intuitiva, proprio perché mera scienza del percepito, incapace di superare metodicamente la dimen­sione del pensiero razionale subalterno da un lato alla percezione sensoria, dall’altro alla caotica vita istin­tiva e passionale interiore; la scienza contemporanea – a cui dobbiamo comunque, per Scaligero, un in­dubbio e indiscutibile progresso, se non altro, sul piano dell’igiene sociale – si costruisce però sul fatto che l’intelletto può afferrare della natura solo ciò che è morto o perisce: non il vivente. Lo scienziato che si fondi su un istinto conoscitivo sano può percepire o conoscere soltanto l’aspetto privo di vita delle cose; lo scienziato, o il medico coraggioso e non schematico, esempio raro ma pur presente nelle complesse e di ardua comprensione vicende dello scorso secolo, che ha tentato la via della cultura intuitiva, l’autentica via dell’anima cosciente, non avendo in ultima istanza preso coscienza della distinzione di pensiero da percezione, e dunque della dimensione intuitiva e non razionale del pensare libero dai sensi, ha finito per vanificare il suo stesso, non ben compreso, superamento della dimensione meramente astratta del pensiero.

 

Massimo Scaligero precisava, non a caso, che l’organo di percezione scientifico, cosí ampliatosi e specia­lizzatosi negli ultimi secoli, non aveva e non ha affatto la funzione di produrre una civilizzazione meccani­cistica o tecnocratica alla spasmodica ricerca dell’ultimo oggetto massificato da idolatrare, ma la sua mis­sione era ed è invece quella di completare e integrare le varie dinamiche scientifiche e terapeutiche, con le corrispondenti intuizioni di sostanza sovrasensibile e cosmologica. Tali intuizioni metafische e ispirate non possono che scaturire dal risveglio autocosciente di facoltà, poetiche e artistiche, di udito spirituale o volontà solare immateriale, facoltà umane troppo a lungo trascurate dall’unilaterale civilizzazione occi­dentale dei nostri giorni, che vorrebbe fare di scienza, tecnologia e finanza: l’“oppio dei popoli”.

 

Una tale specializzazione conoscitiva intuitiva, almeno da parte di pochissimi membri dell’organismo culturale occidentale, marciante di pari passo con il processo scientifico e tecnologico messosi in moto dalla rivoluzione industriale a ora, avrebbe cosí prodotto – inevitabilmente – una piú equa, armoniosa e veramente democratica evoluzione sociale della terra in corrispondenza al grado di sviluppo dei diversi popoli e delle diverse nazioni. Ciò non avrebbe condotto a una sempre piú pericolosa e deliberatamente rivoluzionaria Sovversione dal basso verso il basso delle leggi naturali, che vediamo, guarda caso, in azione soprattutto nell’ambito della civiltà occidentale ed europea – portando come tragica conseguenza tutte le altre civiltà della terra a una difesa armata, frutto di una pur giustificata paura – ma a una consapevole percezione spirituale dei nessi ideali e universali che renderebbero perciò sacra e necessaria la venerazione delle leggi naturali, in vista di un successivo stadio di consapevolezza di osservazione pensante assolu­tamente atteso dai tempi.

 

Massimo Scaligero

Massimo Scaligero

 

Secondo la concezione di Scaligero, che è una fedelissima e avanzata, continua e senza sosta, elabora­zione concettuale pratica del metodo de La Filosofia della Libertà, tale processo di Sovversione dal basso verso il basso delle pur evidenti ed esatte leggi naturali, è la perversa conseguenza della penetrazione del pensiero originariamente vivente e prenatale nello stato di inanimazione tipico della sostanza nervosa. Nel suo lasciarsi soggiogare da tale concreta tenebra, che è appunto la cultura cerebrale dei nostri giorni privata dell’originaria vita dell’organo cere­brale – la cultura intellettuale del pensiero riflesso o astratto – il pensiero umano subisce l’azione di potenze sovversiviste e regressiviste popolanti la sfera terrestre.

 

Proprio in una simile dimensione vi è però, per il pensiero soggettivo, la segreta possibilità della sua penetrazione sovrasensibile e metafisica nell’essere fisico. In tale stato di disanimazione il pensiero può volitiva­mente animarsi di una vita che non è un nuovo evento terrestre, ma una realtà sovrasensibile inserita quale Pura Immanenza nel segreto della terra, come potere di resurrezione o potere di insistente e metodica con­centrazione retrograda del pensiero, agente impersonalmente proprio laddove la coscienza scende piú profonda nella tenebra.

 

«La resurrezione è la possibilità del pensiero, in quanto muore ogni volta che pensa: ha la possibilità di afferrare se stesso soltanto in questo morire. È nella logica del suo movimento. …Chi intenda simile segreto ha la chiave dei problemi del tempo e il senso della via dell’uomo futuro» (M. Scaligero, Magia Sacra, Tilopa Roma 1966).

 

 

Gemma Rosaria Arlana