Il Giardino

Poesia

Il Giardino

il giardino

Si consumò l’inganno, e noi cedemmo.

Ora il Giardino è chiuso, lo nasconde

un recinto di pietre rugginose.

Vi è ritagliato il vano di una porta

formata da mattoni, senza luce,

porta cieca, innestata all’armatura

della cinta muraria. Noi volemmo

cosí, quel giorno, in cui tutto ci apparve

possibile: negare la Tua mano,

sottrarci alla tutela, camminare

per vie traverse, oscure, solitarie,

ma intrise di una ignota libertà.

Era il nostro destino, il Tuo disegno.

Il Giardino fu chiuso, e noi perdemmo

il miele dei suoi fiori, dei suoi frutti.

Il cammino fu duro: sabbie, rovi,

belve, serpenti, uomini in agguato

per annientarci con il ferro e il fuoco,

e noi costretti a uccidere e lordare

la Madre Terra con umori e sangue.

Quanti millenni da quel giorno in cui

l’Angelo ci scortò fuori dall’Eden,

quanti pensieri, quanti sogni, un lungo

pianto represso, trattenuto, un grido

come una perla nera in fondo al cuore.

Ora il pianto si scioglie, erompe, scuote

i nostri corpi martoriati. Aiutaci,

Tu che conosci i morsi del dolore

umano. Manda l’Angelo a suonare

la sua tromba di gloria e sgretolare

quel muro ostile, quella dura porta.

E noi sapremo, liberi dal Male,

rendere il mondo intero un paradiso.

Cosí fu scritto, e questo noi faremo.

 

                           Fulvio Di Lieto