
Eraclito «Aspettare l’inaspettato»
«Vorremmo dire che le ore piú belle della nostra vita sono quelle a cui non siamo preparati, senza che ci si attribuisse una speciale filosofia. Vorremmo dire che noi possiamo prepararci a non essere preparati a nulla: che è come aspettarsi l’inaspettato. Diceva, infatti, il nostro grande amico di Efeso: “Se non t’aspetti l’inaspettato, non perverrai alla verità”. L’inaspettato è la gioia. Il dolore che ci coglie inaspettato è il dolore che non avevamo previsto, che non avevamo già ottusamente sofferto, temuto, immaginato piú forte di quello che sarebbe potuto essere: il dolore che certo soffriamo di piú, se noi stessi gli diamo corpo ancor prima che esistesse. Perché non sappiamo realmente ciò che deve avvenire. E ciò che veramente avviene è ciò che non aspettiamo: avviene perché prima non c’era e a un dato momento c’è. La gioia vera è quella che sorge dal nulla: non la gioia che prevediamo, che non si verificherà mai, ma la gioia inaspettata, che in quello spazio vuoto dell’anima che è l’attendere l’inatteso, può fiorire». Sono parole di Massimo Scaligero, in un articolo del 1961 pubblicato in “Costume”.
Tutto questo per introdurre l’attesa, ciò che si aspetta, come il giovane ufficiale Giovanni Drogo, ne Il Deserto dei Tartari, che vede consumarsi la sua giovinezza nella Fortezza Bastiani, estremo avamposto verso le terre del Nord, attesa di incontrare il nemico, attesa vissuta in una desolata solitudine, dove ufficiali e soldati attendono la battaglia, la gloria, che non verrà mai, prigionieri della propria illusione, pervasi dall’incubo del nulla.
Solo alla fine della sua vita, ormai ritiratosi, stanco e malato, Giovanni Drogo troverà il suo riscatto, cesserà l’attesa, poiché avrà capito che nulla c’è piú da attendere: «…poi Giovanni dà ancora uno sguardo fuori dalla finestra, una brevissima occhiata, per l’ultima sua porzione di stelle. Poi nel buio, benché nessuno lo veda, sorride».
Cosí termina Il Deserto dei Tartari, opera magistrale di Dino Buzzati, un’opera di spessore che non patisce tentativi di accomodamenti.
L’attesa, che già in un suo scritto precedente, Bàrnabo delle Montagne, prendeva corpo nella figura del protagonista, Bàrnabo, una storia ambientata in un luogo di fantasia, che ricorda le Dolomiti Bellunesi, dove Buzzati era nato e vissuto nella sua infanzia e dove a lungo tornò a soggiornarvi. Anche Bàrnabo, come Giovanni Drogo, attende alla Polveriera i nemici, i briganti che in un primo tempo non era stato capace di affrontare e preso dalla paura si era defilato; dopo anni di rimorso e di attesa aveva ora la possibilità del riscatto, ha sotto la mira del suo fucile i quattro briganti, ma rinuncia a sparare, rinuncia alla vendetta; anni di attesa lo hanno cambiato e ora Bàrnabo perdona, può andare verso una nuova vita, lasciandosi dietro il passato.
Davide Testa