Sul mistero del Fantoma - II

Esoterismo

Sul mistero del Fantoma - II

Copie astrale ed eterico CristoSi crede opportuno riportare qui, di nuo­vo, un contenuto di Steiner già presentato all’inizio della prima parte di questo lavoro.

«Quando il mistero del Golgotha si compí, avvenne qualcosa nel corpo eterico e nel corpo astrale di Gesú di Nazareth: mercé la forza del Christo che vi dimorò, questi corpi si moltiplicarono; e da allora nel Mondo spirituale sono presenti molte, moltissime copie del corpo astrale e del corpo eterico di Gesú di Nazareth. E queste copie continuano ad operare.

Quando un’entità umana da altezze spi­rituali discende nell’esistenza fisica, essa si riveste di un corpo eterico e di un corpo astrale. Ma se nei mondi spirituali sono presenti le copie del corpo eterico e del corpo astrale di Gesú di Nazareth, allora agli uomini ai quali il destino lo consente accade qualcosa di molto speciale. Dopo che il mistero del Golgotha fu compiuto, quando il karma di un’individualità lo permetteva, veniva intessuta in essa una copia del corpo eterico o del corpo astrale di Gesú di Nazareth. Tale fu, per esempio il caso di Agostino nei primi secoli del Cristianesimo. Quando questa individualità discese da altezze spirituali e si rivestí di un corpo eterico, nel suo corpo eterico venne intessuta una copia del corpo eterico di Gesú di Nazareth. Questa individualità possedeva un suo Io ed un suo corpo astrale, ma nel suo corpo eterico era intessuta una copia del corpo eterico di Gesú di Nazareth.

Cosí, quello che aveva avviluppato l’Uomo-Dio di Palestina, si trasmise ad altri uomini che dovevano a loro volta portare a tutta l’umanità la trama di questo grande impulso. In quanto fece assegnamento sul suo stesso Io e sul suo corpo astrale, Agostino fu esposto a tutti i dubbi, a tutti i vacillamenti, a tutti gli errori; e con difficoltà riuscí a superare tutto ciò che proveniva dalle parti ancora imperfette della sua entità. Tutte le sue prove, egli le attraversò con un giudizio soggetto all’errore, con gli errori del suo Io. Ma superate che le ebbe, quando il suo corpo eterico cominciò ad agire, allora le forze che erano intessute in esso in virtú della copia del corpo eterico di Gesú di Nazareth, si aprirono un varco. E allora Agostino diventò colui che fu in grado di annunziare all’Occidente una parte delle grandi verità dei Misteri. Cosí, a molti di coloro che ci sono noti come i grandi portatori del Cristianesimo in Occidente, a molti di quelli che furono chiamati a trasmettere l’azione del Cristianesimo nel IV, V, VI, fin nel X secolo. a molti di coloro che portavano intessuta nel loro corpo eterico una copia del corpo eterico di Gesú di Nazareth, a molti di questi poterono presentarsi le grandi idee, le grandi idee archetipiche. Poterono sorgere in loro le grandiose visioni, i grandiosi modelli che furono poi raffigurati dai grandi pittori e scultori.

Dove hanno avuto origine questi modelli, questi archetipi per i dipinti che ancor oggi ci edificano? Hanno avuto origine dalle copie del santo corpo eterico di Gesú di Nazareth, intessute negli uomini del V, VI, VII e VIII secolo della nostra èra: grazie a queste ebbero origine in quegli uomini le grandi illuminazioni che trasmettevano un contenuto del Cristianesimo per cui non occorreva una tradizione storica. Non solo questi uomini possedevano il contenuto dell’insegnamento del Christo, ma portavano intessuta in loro una copia del corpo eterico di Gesú di Nazareth, per cui non avevano bisogno di una tradizione storica che trasmettesse loro i fatti del Cristianesimo; per illuminazione interiore essi sapevano che il Christo vive, perché portavano in sé una parte di Gesú di Nazareth. Essi lo sapevano come lo sapeva Paolo, che il Christo vive; come lo sapeva Paolo, che aveva veduto apparire il Christo nel fiammeggiante spiritualizzato fuoco celeste. Forse che Paolo si convertí prima, si fece convincere dal racconto degli eventi di Palestina? Nessuno dei fatti grandiosi che poterono essergli narrati furono in grado di trasformare Saulo in Paolo; tuttavia l’impulso principale per la diffusione esteriore del Cristianesimo provenne da Paolo, provenne da colui che non aveva creduto alla narrazione di fatti avvenuti sul piano fisico, ma che credette grazie ad un evento occulto del Mondo spirituale.

È pur strano che ci siano degli individui che vogliono avere un Cristianesimo senza illuminazione spirituale! Mai, infatti, il Cristianesimo si sarebbe diffuso nel mondo senza l’illumina­zione spirituale di Paolo. È ad un evento sovrasensibile che la diffusione esteriore del Cristianesimo deve la sua esistenza.

Piú tardi poi il Cristianesimo si propagò attraverso coloro che, nel modo descritto, potevano sperimentare il Christo in un’illuminazione interiore, potevano sperimentare anche il Christo storico, perché portavano in sé quello che era rimasto del Christo storico e dei suoi involucri. Nei secoli XI, XII, XIII e XIV, altri uomini, che erano maturi a ciò e che vi erano chiamati dal loro karma, ricevettero intessute in loro delle copie del corpo astrale di Gesú di Nazareth. Fra questi uomini che portavano in sé una copia del corpo astrale di Gesú di Nazareth vi erano per esempio Francesco d’Assisi, Elisabetta di Turingia ed altri ancora. Se non si conosce ciò, le vite di Francesco di Assisi e di Elisabetta di Turingia, per esempio, ci restano incomprensibili. Tutto quanto ci appare cosí singolare nella vita di Francesco d’Assisi, dipende dal fatto che l’Io di Francesco era l’Io umano di questa individualità umana; ma tutta l’umiltà, tutta la dedizione, tutto l’ardore che noi ammiriamo tanto in Francesco d’Assisi dipendono dal fatto che nel suo corpo astrale era intessuta una copia del corpo astrale di Gesú di Nazareth. Una tale copia era intessuta anche in alcune personalità di quell’epoca. Cosí esse diventano per noi, che sappiamo come stanno le cose, degli esempi da imitare. Chi voglia andare a fondo delle cose, come potrebbe, per esempio, comprendere la vita di Elisabetta di Turingia, ignorando che in essa stava intessuta una copia del corpo astrale di Gesú di Nazareth? Molti, molti erano chiamati, in virtú di questa forza continuamente operante del Christo, a trasmettere alla posterità questo possente impulso.

Ma per i tempi posteriori, qualcos’altro ancora era tenuto in serbo. Innumerevoli copie dell’Io di Gesú di Nazareth rimasero conservate. Questo Io era bensí scomparso dai suoi tre involucri, quando in essi penetrò il Christo; ma un’impronta ne è rimasta, un’impronta resa ancor piú alta dall’evento del Christo; e questa impronta dell’Io si è moltiplicata all’infinito. In questa copia dell’Io di Gesú di Nazareth abbiamo qualcosa che ancor oggi è presente nel Mondo spirituale. Sí, questa copia dell’Io di Gesú di Nazareth possono trovarla quegli uomini che se ne sono resi maturi; e insieme possono trovare anche lo splendore della forza del Christo e dell’impulso del Christo che essa porta in sé» (conferenza dell’11 aprile 1909 – O.O. N° 109).

Si dovrà divenire capaci di comprendere approfonditamente quanto contenuto in queste righe, in particolare nelle ultime: «Sí, questa copia dell’Io di Gesú di Nazareth possono trovarla quegli uomini che se ne sono resi maturi; e insieme possono trovare anche lo splendore della forza del Christo e dell’impulso del Christo che essa porta in sé». Chi può e vuole, comprenderà che questa copia porta in sé la forza e l’impulso del Christo; dal Golgotha in poi, contiene il Christo. E perché quanto dice uno studioso può e deve essere sempre vagliato dalla verità, dalla stessa conferenza si estrae quanto di seguito è esposto: «L’espressione fisica esteriore dell’Io è il sangue. Questo è un grande mistero; ma ci sono sempre stati uomini che l’hanno saputo, uomini cui era noto il fatto che nel Mondo spirituale esistono delle copie dell’Io di Gesú di Nazareth. E ci sono sempre stati degli uomini che, attraverso i secoli, a partire dall’evento del Golgotha, hanno curato in segreto che l’umanità lentamente si maturasse affinché degli uomini potessero accogliere le copie dell’Io di Gesú di Nazareth, cosí come altri ne avevano accolto il corpo eterico e il corpo astrale. Occorreva per questo scoprire il segreto di come questo Io potesse conservarsi, nel piú grande silenzio, nel piú profondo mistero, fino al momento adatto dell’evoluzione dell’umanità e della Terra. Si formò perciò una confraternita di Iniziati che custodirono questo segreto: la confraternita del San Graal. Essa custodiva questo segreto. Questa comunità è sempre esistita. …Oggi è giunto il tempo in cui questi segreti possono venir comunicati, purché i cuori degli uomini se ne siano resi maturi mercé una vita spirituale, e possano cosí sollevarsi alla comprensione di questo grande mistero.San Graal Quando, mercé la Scienza dello Spirito, le anime si desteranno alla comprensione di questi segreti, quando le nostre anime potranno giungere a questa comprensione, allora esse saranno mature, al cospetto di quella sacra coppa, per comprendere il mistero dell’Io del Christo, dell’Io eterno che ogni uomo può diventare. Il mistero è questo: solo che gli uomini, mercé la Scienza dello Spirito, devono imparare ad accostarsi a questo segreto come a un fatto concreto, per poter accogliere, al cospetto del San Graal, l’Io del Christo. Per questo occorre poter intendere quello che è avvenuto come un fatto reale, occorre prenderlo come un fatto reale».

La domanda, cui si dovrà rispondere “mercé la scienza dello Spirito”, ora è: poiché gli uomini che si renderanno maturi si troveranno “al cospetto del San Graal”, cioè alla sua presenza, allora chi è il Graal, dalla cui presenza si può accogliere l’Io del Christo?. Chi vuole, si cimenterà con questo mistero: lo scrivente l’ha fatto per sé, e non è suo compito, oltre le considerazioni esposte, di presentare ipotesi o risposte in proposito.

Proseguendo, si ricorda al lettore come nella prima parte di questo studio si sia descritto che il traguardo di far divenire il proprio corpo fisico incorruttibile, dipende dal rendere il proprio sangue purificato, e questo non può avvenire senza aver reso piú spirituale il proprio corpo eterico, che ne governa, con il fluire del sangue, la distribuzione interiore del calore. Si ricordi che negli uomini il puro calore saturneo fu fatto decadere per effetto dell’influenza luciferica, infatti tale calore si trasferí nel sangue umano, rendendolo veicolo delle infiammanti passioni di Lucifero: l’uomo divenne un essere a sangue caldo. Il problema della spiritualizzazione del sangue fu cosí risolto, rendendo capaci le anime di redimere Lucifero in loro, ma rimaneva quello della spiritualizzazione delle ossa, e per quest’ultimo, che implica il rapporto con Ahrimane, occorreva molto di piú: occorreva che il Christo costringesse Ahrimane a condividere con Lui la totale supremazia che gli era stata concessa sul corpo fisico umano, particolarmente nelle ossa mineralizzate.

Si proseguirà riallacciandosi progressivamente ai quesiti posti all’inizio di questo lavoro. Si dovrà tener conto che la facoltà dell’Io di Zarathustra, di creare copie dei suoi corpi spirituali, dovrà essere totalmente distinta da quella poi conquistata dal Christo nel Gesú nathanico. Che queste copie siano state create dal Christo, lo si sa dai cicli di Rudolf Steiner, dove ne ha parlato da par suo; lo si è anche potuto evidenziare nella prima parte del lavoro, dove si è approfondito il mistero della gemmazione del Fantòma del Christo-Gesú. Si tratterà di capire bene, ora, quali opere fece il Christo nei tre anni per raggiungere i risultati scaturiti sul Golgotha e la Resurrezione. Per ottenere questo, si dovranno considerare altri elementi conoscitivi relativi alla Maria-Sophia e i nessi tra questa, il Christo-Gesú e Lazzaro-Giovanni.

Non si può, qui, entrare negli sconfinati dettagli descritti da Steiner nella sua cristologia; ciò che ora interessa evidenziare, sono tre particolari richiami dalla morte, descritti nei Vangeli, i quali dovranno assumere rilevanza particolare per il lettore:

  • la resurrezione della figlia di Giairo;
  • la resurrezione del giovinetto figlio della vedova di Nain;
  • la resurrezione di Lazzaro.

Quei segni si differenziarono fra loro? In che cosa si possono distinguere dalla Resurrezione del Christo? Per rispondere, ci si avvarrà di alcuni contenuti dell’ultima conferenza, sul Vangelo di Luca, che Steiner tenne a Berlino il 26 settembre 1909 (O.O. N° 114).

«Era giunta …un’epoca nuo­va [quella del Christo in Terra], un’epoca in cui gli uomini si ac­cingevano, in piena maturità, a sviluppare il loro Io, a elaborare la loro coscienza. Mentre prima essi ricevevano le rivelazioni, e ne subivano gli influssi nel corpo astrale, nel corpo eterico e nel corpo fisico, ora essi dovevano diventare interamente coscienti entro il loro Io. Ma, solo a poco a poco l’Io doveva riempirsi delle forze che gli erano destinate. E solo l’Io che visse allora sulla Terra, e la cui corporeità era stata preparata nel modo che abbiamo descritto, poteva attuare in se stesso l’universale principio del Christo; solo l’io che, nel Gesú nathanico, aveva incarnato in sé l’individualità di Zarathustra. Ora, a poco a poco, tutti gli uomini dovevano sviluppare, seguendo il Christo, il principio che allora fu incarnato per tre anni sulla Terra in quella personalità. Il Christo Gesú, allora, poté inoculare all’umanità soltanto una disposizione, soltanto un germe, e questo germe dovette poi a poco a poco crescere e svilupparsi.

Vasily Polenov Resurrezione della figlia di Giairo

Vasily Polenov «Resurrezione della figlia di Giairo»

A ciò fu provveduto, nelle epoche seguenti, mediante l’apparizione di individui atti a portare all’umanità qualcosa, per cui essa si sarebbe resa matura in un tempo successivo. Il Christo sulla Terra dovette provvedere a che l’umanità ricevesse l’annunzio della sua comparsa nel modo adatto per quell’epoca, ma dovette anche provvedere a che, piú tardi, comparissero individualità che trasmettessero alle anime l’impulso del Christo, in una forma adatta a potersi successivamente maturare. L’autore del vangelo di Giovanni ci descrive come il Christo abbia provveduto per i tempi immediatamente successivi al mistero del Golgotha. Egli ci mostra come il Christo stesso abbia risvegliato in Lazzaro l’individualità che, poi, continuò a operare come Giovanni. …Il Christo però doveva anche provvedere a che, in tempi avvenire, potesse presentarsi al mondo un’individualità adatta a portare nell’umanità, conforme al suo ulteriore grado di evoluzione, i nuovi impulsi per cui essa a poco a poco si andava maturando. A tal fine il Christo dovette appunto risvegliare un’altra individualità. …Per poterci descrivere questo misterioso processo, anche lo scrittore del Vangelo di Luca inserí nel suo documento un risveglio (Luca 7, 11-17). Quanto leggiamo del risveglio del giovinetto di Nain contiene il segreto dell’azione continuativa del cristianesimo. Nel racconto della guarigione della figlia di Giairo …i misteri che ad essi si riconnettono sono cosí profondi, che il Christo Gesú prende con sé solo pochi uomini per farli assistere al processo della guarigione, e poi ingiunge di non parlarne con nessuno».

Ecco che, in brevi e quasi scarne parole, Steiner accenna a queste misteriose azioni del Christo. Prima cita Lazzaro, poi il giovinetto di Nain, e poi la figlia di Giairo: tre risvegli-iniziazioni che serviranno, nel divenire storico del cristianesimo dal Golgotha in poi, a inserire nell’umanità un germe-impulso, secondo certi ritmi temporali guidati dal Christo. Va subito detto che questo germe è ciò che Steiner definisce lo Spirito dell’Io universale, la pienezza dell’io che dovrà, a poco a poco, crescere in ogni uomo che vorrà connettersi, nell’interiorità, con il suo massimo rappresentante divino: il Christo. Tutto il cammino del Christo – nei tre anni, tre mesi e tre giorni prima del 3 aprile del 33 – è stato lo svolgersi di uno smisurato, dolorosissimo sacrificio, volto a conquistare con il Suo Io macrocosmico il pieno dominio dei tre involucri corporei del Gesú nathanico. Sappiamo che, nell’ottenere questo, il Christo rinunciò progressivamente alla Sue forze divine, ma allo stesso tempo potenziò, sempre piú, quelle umane, fino ai massimi livelli, divenendo alla fine un vero Dio in un vero uomo: vero uomo nel senso dell’archetipo umano avente in sé lo Spirito dell’Io universale, il modello di ciò che sarà l’uomo alla fine dei tempi terrestri. Che Egli si sia fatto vero uomo, nel senso indicato, è la promessa-testimonianza che ognuno potrà fare quanto una volta realizzato da Lui.

Che i risvegli richiamati e descritti da Steiner siano tre, non è certo un caso; si mediti che gli involucri che il Christo va conquistandosi sono tre, e i modi per agire sull’uomo in senso guaritore sono sempre tre. Questo si evince dal commento all’episodio evangelico della guarigione del paralitico (conferenza del 27 settembre 1909 – op.cit.): «…In questo passo viene mostrato come l’individualità del Christo esercitasse un influsso non solo sui misteri del corpo astrale, ma anche su quelli del corpo eterico. E perfino entro i misteri del corpo fisico il Christo operò».

Va da sé, che quei tre risvegli sono stati citati da Steiner emblematicamente, per dimostrare le differenziantesi qualità dell’azione del Christo sui tre corpi, ma nessun grande iniziato, prima del Christo, aveva potuto ottenere la ‘guarigione’ del Fantòma, mentre Egli, poco prima del Golgotha, aveva operato questo risultato sul Suo. Si ricordino le parole di Steiner, già citate piú sopra: «Quando il corpo di Gesú di Nazareth venne inchiodato alla croce, il Fantòma era in realtà del tutto intatto, consisteva della forma corporea spirituale, soltanto spiritualmente visibile…».

Non si può attribuire questo incommensurabile risultato che allo Spirito dell’Io universale, lo stesso che, posto come germe nell’uomo, a grado a grado dovrà crescere e divenire conquista di ognuno. Ma tra la deposizione del germe nell’uomo e la sua piena maturazione, doveva e deve passare relativamente molto tempo. Come fece il Christo a ‘coprire’ questo intervallo? «L’autore del Vangelo di Giovanni ci descrive come il Christo abbia provveduto per i tempi immediatamente successivi al mistero del Golgotha. Egli ci mostra come il Christo stesso abbia risvegliato in Lazzaro l’individualità che poi continuò a operare come Giovanni» (op.cit.).

Quindi, fu Lazzaro-Giovanni a trasmettere all’umanità, contemporanea e successiva al Golgotha, l’impulso-germe del Christo! Per i tempi ancora successivi si possono citare, tra i piú importanti, Manes-Parsifal, Christian Rosenkreutz e Rudolf Steiner.

Ci si deve occupare, adesso ancor piú di quanto si è fatto finora, di Lazzaro-Giovanni, e si dovranno fare delle affermazioni che, anche qui, si cercherà di supportare con le rivelazioni di Steiner (conferenza del 1° luglio 1909 – O.O. N° 112). «Si rileva dallo stesso Vangelo, che il Christo aveva frequentato già prima Lazzaro e le due sorelle Marta e Maria; è detto infatti “Il Signore lo amava”, vale a dire che il Christo aveva esercitato già da lungo tempo una grande, possente influen­za su Lazzaro». E piú avanti, in un altro contesto: «Perché infatti l’impulso esistente nel Christo passò nel discepolo, in Lazzaro ridestato». Quando avvenne che l’impulso del Christo, lo Spirito dell’Io universale venne conferito a Lazzaro? Non si può rispondere altro che: alla sua resurrezione operata dal Christo. Che le forze dei corpi spirituali del Christo-Gesú si siano riversate nei guariti e nei risvegliati è certo: in quella dell’emorroissa è Lui stesso a dire che qualcuno Gli aveva sottratto una forza. Ma solo nell’inaugurare la nuova forma dell’iniziazione, il Christo trasfuse, incorporò, traspose la Sua solarità, la Sua saggezza, la Sua sostanza-Io in Lazzaro. Questo rese anche possibile che il massimo esponente dell’antica Iniziazione, Giovanni, in quel frangente s’incor­porasse in Lazzaro, sí da formare un essere che avesse la vecchia e la nuova saggezza iniziatica del Christo. «Dare un contenuto all’Io, stimolarlo a poco a poco a svilupparsi in modo da poter irradiare la forza che chiamiamo forza dell’amore, questa fu l’azione del Christo sulla Terra. Senza il Christo l’Io sarebbe diventato come un recipiente vuoto; grazie alla comparsa del Christo, l’Io è come una coppa, che va sempre piú riempiendosi d’amore» (conferenza del 25 settembre 1909 – O.O. N° 114). E in Lazzaro-Giovanni, la coppa del suo Io si riempí, unitamente a quello della “Maria-Sophia”, del piú verace amore spirituale, fino a fargli dire ai discepoli, alla fine della sua lunga, rinnovata vita, come testimone portante la forza Christo e come sintesi del cristianesimo: «E infine, figlioli, amatevi!».

Quando questo essere complesso ricevette questa nuova saggezza, in una forma che possiamo definire reintegrata nella sua potenza e unità originaria, ma in piú fusa con l’Essere dell’amore, tanto da divenire un rappresentante cristificato della futura umanità? Per rispondere, dobbiamo trasporci con tutta la nostra anima, invocando il Maestro-Gesú, sotto quella Croce del Golgotha, e riviverne con la massima partecipazione del cuore e della testa i momenti finali. Mentre il sangue del Christo principiava a effondere, nella Terra e intorno a Lui, l’essenza del Suo Io, Egli disse: «Donna, ecco tuo figlio». E poi al discepolo: «Ecco tua madre» (Giov. XIX-26 e 27). Cosa c’è, in queste parole, di infinitamente importante? Rudolf Steiner ci ha dato delle grandi rivelazioni, soprattutto in merito a queste parole, ma in esse c’è piú di quanto, esplicitamente, ci ha donato, e questo ‘di piú’ spetta a noi percepirlo e riconoscerlo con la forza del nostro pensare, se col nostro Io lo rendiamo capace di liberarsi dai sensi, e riscaldarsi d’amore per l’Essere della verità. Perciò, ora faremo parlare quasi solo Steiner, perché ci troviamo di fronte ad uno dei piú grandi misteri del cristianesimo, per mezzo del quale fu risolto «un problema fondamentale dell’esistenza», comprensibile solo con la scienza dello Spirito antroposofica. Ricordiamo che, all’inizio di questo lavoro, stanno scritte le parole di Steiner: «Nel ciclo di conferenze di Parigi ho esposto una concezione che aveva dovuto subire nella mia anima un lungo periodo di ‘maturazione’ …comunicai il fatto che il corpo eterico dell’uomo è femminile, e che il corpo eterico della donna è maschile. Con ciò, nell’antroposofia fu gettata una luce su un problema fondamentale dell’esistenza». E piú avanti si è scritto che una domanda, forse la piú importante, dovrebbe sorgere nella coscienza di ogni ricercatore delle verità connesse con il Fantòma del Christo: il corpo con cui Egli dopo la Resurrezione si è presentato ai suoi, era portatore di quale genere sessuale? Sicuramente, per chi è dotato di sufficienti conoscenze di Scienza dello Spirito, la risposta non potrà che essere questa: quel corpo, come creazione del nuovo Adamo doveva avere in sé la perfezione androginica. L’azione del Christo, dunque, è stata tale che, tra l’altro, Egli ha dovuto realizzare su questa Terra i nuovi Archetipi, in cui gli elementi della Saggezza-luce e del Fuoco-amore-calore, nella compagine umana fossero reintegrati in una nuova mirabile sintesi, superante anche quella della creatura umana originaria, e additante quella del creatore umano futuro: del vero “Rappresentante dell’umanità”. Come ciò avvenne, si esaminerà proseguendo nella lettura.

 

Mario Iannarelli (7. segue)